Si fece pensieroso. Ma a un tratto alzò la testa, mi lanciò un’occhiata significativa e continuò.
– Ecco, mio poeta, voglio rivelarle un mistero della natura che credo le sia totalmente sconosciuto. Sono sicuro che in questo momento lei mi sta chiamando peccatore, forse perfino mascalzone, mostro di dissolutezza e di vizio. Ma ecco quel che le dirò!
Se solo fosse possibile quel che, peraltro, data l’umana natura sarà sempre impossibile; se cioè fosse possibile che ognuno di noi descrivesse ogni suo segreto, ma senza alcun timore di esporre non solo ciò che ha paura di dire e non direbbe a nessun costo alla gente, non solo ciò che ha paura di dire ai suoi migliori amici, ma perfino ciò che talvolta ha paura di confessare a sé stesso – allora nel mondo si leverebbe un tale puzzo, che tutti dovremmo morire asfissiati.
Ecco perché, detto fra parentesi, vanno così bene le nostre convenzioni e convenienze sociali.
Racchiudono un’idea profonda: non dirò morale, ma semplicemente protettiva, comoda, il che, s’intende, è ancor meglio, perché la moralità in sostanza non è altro che la comodità, cioè è stata inventata unicamente per la comodità.
Ma sulle convenienze torneremo più avanti, ora sto divagando: me ne rammenti poi.
Concluderò invece così: lei mi accusa di vizio, dissolutezza, immoralità, ma forse la mia unica colpa, ora, è d’essere più sincero degli altri e basta; di non tener celato quella che gli altri nascondono perfino a sé stessi, come ho detto prima…
Faccio male, ma ora voglio così.
Del resto non si preoccupi, – aggiunse con un sorriso sarcastico, – ho detto «colpa», ma non chiedo affatto perdono. Osservi inoltre che io non la metto in imbarazzo, non domando se non abbia anche lei qualcuno di questi segreti, per giustificare con i suoi segreti me stesso… Io agisco con discrezione e nobiltà. In generale agisco sempre con nobiltà…
Io agisco con discrezione e nobiltà
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