Oltre l'umano: la ricerca della libertà nella natura e nella disumanità
Quest’uomo, fra tutti gli uomini della terra, vuole che l’atto sia manifestazione di vita. Se, intendendo questo terribile bisogno, egli si mette ad agire regressivamente, a farsi antisociale, a balbettare, a tartagliare, a mostrarsi così totalmente disadatto e incapace di guadagnarsi da vivere, sappiate che quest’uomo ha ritrovato la via dell’utero e della sorgente di vita e che domani, anziché lo spregevole oggetto di ridicolo che avete fatto di lui, egli si leverà come uomo in pieno diritto e tutte le forze del mondo non varranno contro di lui. Prima di ridiventare uomo forse esisterò come parco, una specie di parco naturale, dove viene la gente a riposare, a passare il tempo. Quel che dicono o fanno importerà poco, perché ci porteranno solo la loro stanchezza, la loro noia, la loro disperazione. Io sarò un cuscinetto fra il pidocchio bianco e il globulo rosso. Sarò ventilatore per sgombrare i veleni accumulati nello sforzo di perfezionare l’imperfezionabile. Da una simile pazza mania di perfezione naturalmente nessuno si sarebbe atteso un’evoluzione in parco selvaggio, nemmeno io, ma è infinitamente meglio, mentre si aspetta la morte, vivere in uno stato di grazia e di naturale sbalordimento. Infinitamente meglio, mentre la vita si muove verso una perfezione mortale, essere solo un frammento di spazio dove si può respirare, una macchia di verde, un po’ d’aria fresca, una pozza d’acqua. Una volta pensavo che essere umano fosse la maggiore meta dell’uomo, ma oggi vedo che questo significava distruggermi. Oggi mi vanto di poter dire che sono disumano, che appartengo non agli uomini e ai governi, che non ho nulla a che fare coi credi e coi principi. Non ho nulla a che fare con la cigolante macchina dell’umanità – io appartengo alla terra! Lo dico giacendo sul cuscino e sento le corna che mi spuntano dalle tempie. Vedo attorno a me tutti quei miei pazzi antenati che danzano attorno al mio letto, che mi consolano, che mi stimolano, che mi flagellano con le loro lingue di serpe, che ghignano e irridono coi loro teschi grotteschi. Io sono disumano.

Crediti
 Henry Miller
 Tropico del cancro
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Quotes per Henry Miller

Alcuni quadri ti invitano a entrare, poi ti fanno loro prigioniero. Altri ti costringono a correre, come se avessi i pattini ai piedi. Altri ancora ti fanno uscire dalla porta di servizio. Ci sono poi dei quadri che ti schiacciano, ti tolgono il respiro per giorni e settimane intere. Altri ti sollevano in cielo, ti fanno piangere di gioia o digrignare i denti per la disperazione. […]  Dipingere è amare ancora

Gli uomini che non credono in nulla scrivono tomi su divinità che non sono mai esistite.

Confusione è parola inventata per indicare un ordine che non si capisce.

Voler cambiare la condizione delle cose a me pareva futile; nulla sarebbe cambiato – ne ero convinto – se non per un mutamento del cuore, e chi può cambiare il cuore degli uomini?

Io me ne stavo saldato alla scrivania e viaggiavo per il mondo a velocità di lampo, e imparavo che dappertutto è lo stesso - fame, umiliazione, ignoranza, vizio, avidità, estorsione, intrigo, tortura, dispotismo; la disumanità dell'uomo con l'uomo: le pastoie, le briglie, il morso, le redini, la frusta, gli speroni. Più severa è la selezione, peggio sta l'uomo.  Tropico del Capricorno


Riferimenti