Io, cosa faccio?
E io che cosa faccio? Io, portoghese, un tempo pittore di gente raffinata e oggi disoccupato, io, ritrattista dei protetti e dei protettori di Salazar e Marcelo e delle loro forme di oppressione fra censura e Pide, io, che sono protetto da coloro che tutto ciò proteggono proteggendo se stessi, e quindi anch’io protetto e protettore in pratica, seppur non nei pensieri, io, cosa faccio? Intorno a me si è fatto il deserto, ma come riempirlo? Trascrivere fra le altre, due pagine di Marx e credervi fermamente, possedere abbastanza scienza e acutezza per confrontarle con la storia e trovarle giuste, che cos’è tutto questo, se non è solo questo travaglio intellettuale? Signor Maex, in questo piccolo mondo e in questa società rappresentati dal mio lavoro, si sono modificati i rapporti di produzione. Per chi dovrà lavorare adesso, il pittore? E per quale motivo? E a che scopo? Qualcuno ricerca il pittore, qualcuno ne ha bisogno, qualcuno viene forse a chiamarlo in questo deserto? A tentare i pittori, esiste l’astrazione (e non solo adesso): essi copiano l’illusione che il caleidoscopio mostra, di tanto in tanto la smuovono dolcemente, e vanno avanti, sapendo in anticipo che non un volto umano si affaccerà nel gioco di specchi e di frammenti colorati. Significherà pure riempire il deserto, ma non vuol dire certo popolarlo. Anche se (e fin lì riesce ad arrivarci anche la mia comprensione di scrittore portoghese dei miei borghesi) non basta la fotografia dei vivi per popolare deserti e le tele, già prima deserte: deserti restano. Ma diamo tempo al tempo. Il tempo ha solo bisogno di tempo. La rivolta del popolo di Madrid, nel 1808, trovò Goya pronto solo nel 1814. La verità è che la storia procede più in fretta degli uomini che la dipingono o la scrivono. Probabilmente non lo si può evitare. Io mi domando: se ho un ruolo da rappresentare un domani, quali eventi di oggi saranno lì ad aspettarmi? (A meno che questa speranza in una giustizia distributiva non sia, in fondo, una manifestazione protettiva dello spirito di rinuncia. Gli si opponga, allora, lo spirito di volontà. Mi piacerebbe sapere che cosa ne avrebbe pensato Goya e Marx).

Crediti
 José Saramago
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