Io ero uno di questi sforzi
Ma perché“, ho pensato, “perché tante esistenze, visto che si rassomigliano tutte?” Tante esistenze mancate e ostinatamente ricominciate e di nuovo mancate – come gli sforzi maldestri d’un insetto caduto sul dorso? (Io ero uno di questi sforzi.) Gli alberi ondeggiavano. Non avevano voglia di esistere, solo che non potevano esimersene, ecco. E allora facevano tutte le loro piccole funzioni, pianamente, senza slancio. Ma ad ogni momento sembravano sul punto di piantar tutto lì e annullarsi. Stanchi e vecchi, continuavano ad esistere, di malavoglia, semplicemente perché erano troppo deboli per morire, perché la morte poteva venir loro solo dall’esterno. Ogni esistenza nasce senza ragione, si protrae per debolezza e muore per combinazione. Mi son lasciato andare all’indietro e ho chiuso gli occhi. Ma le fantasie, subito risvegliate, son balzate su e son venute a riempire d’esistenze i miei occhi chiusi: l’esistenza è un pieno che l’uomo non può abbandonare.

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