Vi leggo quel che le foglie
recano già scritto in sé,
nelle intricate nervature
simili a vene sul dorso della mano
o linee incise nel palmo.
Il mio sguardo, che segue
il biforcarsi di vie segrete,
coglie ad incroci turgidi di linfa
i nodi del significato.
Così si fa più chiaro il messaggio.
Ma quella che tu chiedi,
e che tu chiami la mia risposta,
non è mia, e neppure è una risposta.
È la vita che parla in ogni cosa viva,
mentre passa verso la morte.
Vi pongo di mio soltanto
un giusto angolo di sguardo.
E il calmo gesto con cui,
dopo averle lungamente scrutate,
affido al vento queste mie foglie,
e il vento se le porta,
esso solo compiendo
per un diritto immemorabile
il sussurrante vaticinio.
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