Portrait of Max Oppenheimer
All’inizio, proprio all’inizio, sì, mi attirava, e mi veniva una grande inquietudine. Continuavo a pensare quale sarebbe stata la mia vita, volevo provare il mio destino, e particolarmente in certi momenti ero inquieto.
Sapete, capitano quei momenti, specialmente quando si è soli.
Là da noi c’era una cascata, abbastanza piccola, che cadeva dall’alto della montagna, come un filo sottile, quasi perpendicolare, candida, rumorosa, spumeggiante; cadeva dall’alto, ma pareva abbastanza in basso, era a una mezza versta e pareva a cinquanta passi. La notte mi piaceva ascoltarne il suono. Ecco, in quei momenti giungevo talvolta a un punto di grande inquietudine.
La stessa cosa mi accadeva a volte a mezzogiorno, quando rimanevo solo in mezzo alle montagne, e tutt’intorno c’erano dei pini, vecchi, alti, resinosi. In alto, su una rocca, c’erano le rovine di un vecchio castello medievale. Il nostro villaggetto era laggiù, lontano, si vedeva a malapena; il sole splendente, il cielo azzurro, un silenzio tremendo.
Ecco, in quei momenti mi pareva di essere chiamato chissà dove, e che, se fossi andato sempre diritto, se avessi camminato a lungo, a lungo, e avessi oltrepassato quella linea laggiù, proprio là dove il cielo e la terra si incontrano, là ci sarebbe stata la chiave dell’enigma, e immediatamente avrei visto una nuova vita, mille volte più intensa e più rumorosa che da noi.
Continuavo a sognare una città grande come Napoli, in cui ci fossero palazzi, rumore, frastuono, vita… Sì, erano tante le cose che sognavo! Ma poi mi parve che si potesse trovare una vita immensa anche in prigione.

Crediti
 Fëdor Dostoevskij
 L'idiota
 SchieleArt •  Portrait of Max Oppenheimer • 1910




Quotes per Fëdor Dostoevskij

Poiché il segreto dell'esistenza non consiste solo nel vivere, ma nel sapere per che cosa vivere, se non vede chiaramente per che cosa deve vivere, l' uomo non accetterà di vivere, e piuttosto che restare sulla terra si sopprimerà.  I fratelli karamazov

Non ho ottenuto nulla, neanche diventare un malvagio; non sono riuscito ad essere bello, né perverso; né una canaglia, né un eroe..., nemmeno un misero insetto. E ora concludo la mia esistenza nel mio angolo, dove cerco disperatamente di consolarmi (anche senza successo) dicendomi che un uomo intelligente non riesce mai a diventare nulla e che solo l'imbecille trionfa.

Mi chiedo: Che cos'è l'inferno?
Ed è così che lo definisco:
La sofferenza di non poter più amare.

Eccoli gli uomini: vanno avanti e indietro per la strada: ognuno è un mascalzone e un delinquente per natura, un idiota. Ma se sapessero che io sono un omicida e ora cercassi di evitare la prigione, si infiammerebbero tutti di nobile sdegno.

Da un pezzo ormai ero tormentato da una certa idea, ma avevo paura di farne un romanzo perché si tratta di un'idea troppo difficile e io non mi sentivo pronto per esprimerla…questa idea è di rappresentare una natura umana pienamente bella…