La dialettica di domanda e risposta precede sempre la dialettica dell’interpretazione. È essa che determina il carattere di evento della comprensione.
Da ciò consegue che l’ermeneutica non conosce un problema del cominciamento […]. Il problema dell’inizio, dovunque si ponga, è sempre in verità il problema della conclusione. Solo in base alla fine, infatti, si definisce il principio, appunto come principio della fine. In base al presupposto del sapere infinito, che costituisce il presupposto della dialettica speculativa, questo porta al problema essenzialmente insolubile dal punto di partenza da cui bisogna cominciare. Ogni principio è fine e ogni fine è principio. In ogni caso, in questa prospettiva di circolare compimento, il problema speculativo sul cominciamento della scienza filosofica si pone, fondamentalmente, dal punto di vista del compimento raggiunto.
Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
La dialettica speculativa
Crediti
Quotes per Antonio Gramsci
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