La vicinanza fisica di due persone che fanno l’amore è un problema per il regista di film pornografici, perché nel momento del contatto più intimo, in cui la vista diventa irrilevante, il pornografo deve introdurre una distanza per mantenere l’eccitazione visiva. Per un uomo cieco, è divertente pensare che c’è ancora una cosa che può fare, una cosa per cui – come spesso la gente mi ricorda – non serve la parola né la vista. Non importa quanto profonda ed eccitante sia la conoscenza reciproca di due amanti: nessuno può dire di conoscere o vivere il momento in cui lo sperma raggiunge l’ovulo e nasce una nuova vita. Sono stato creato nel segreto e continuo a esserlo nei segreti della cecità, ma tutti i segreti sono aperti a Dio. Non è più l’alternarsi del giorno e della notte, della luce e del buio, a indicarmi il passare dei giorni, e anche in questo senso quello che so dei miei giorni è simile a quello che sa Dio. Quello che importa al risveglio non è il mattino ma la presenza. La veglia mi riporta alla presenza dei miei cari. Così, sebbene viva i paradossi di chi riscopre la vista nell’inconscio dei sogni, per perderla di nuovo al risveglio, i paradossi possono essere trascesi nella comunione con Colui che mi conosce, nel sonno e nella veglia, perché io sono ancora con lui.
La distanza nel film pornografico
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