Ritratto di Karl GruenwaldCi sono passaggi in cui si intuisce, con umana vulnerabilità, che tutto quel che si pensava d’avere, non lo si potrà avere per sempre. In cui si scopre, con stupore e incertezza, che quel che si pensava sarebbe rimasto immutato comincerà a scivolare verso il disordine e nulla potrà essere come prima.
Anna Maria Ortese crebbe tra Potenza, un paese di neve e pena, e la Libia, quella terra che l’Italia a lungo martoriò, come colonia, nel tronfio atteggiarsi a potenza militare. La famiglia Ortese, in quella terra d’Africa, ci rimase per cinque o sei anni. Il padre, un dipendente del governo italiano, come tanti altri si era fatto mandare a Tripoli per cambiare aria, ma anche per guadagnare un po’ di più. Quel denaro gli serviva per tutti i figli che erano venuti fuori, cosí come succedeva a molte famiglie dell’epoca che si misuravano con la fame, la miseria, l’amore, l’ignoranza e gli slanci vitali. In tutto, quei figli, erano sei. E Anna Maria, piccola, fragile e bellissima, era la penultima. Il padre si chiamava Oreste, curioso anagramma del proprio cognome. Era irrequieto e sognatore, un uomo giovane dai capelli color bronzo chiaro, ricci e lucidi, e con gli occhi azzurri, cosí come piacevano tanto ad Anna Maria.

Crediti
 Federico Pace
 Controvento
 SchieleArt •  Bildnis Karl Gruenwald versch • 




Quotes casuali

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The Future of Jobs Report 2023
Nessuna sorpresa produce un effetto più magico dell'essere amati.Anonimo
Avere sempre amato le lacrime, l'innocenza e il nichilismo. Gli esseri che sanno tutto e quelli che non sanno niente. I falliti e i bambini.Emil Cioran

Parole chiavi per La famiglia Ortese: un viaggio tra miseria e speranza

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Riferimenti