Allevare un animale, cui sia consentito far delle promesse – non è forse precisamente questo il compito paradossale impostosi dalla natura per quanto riguarda l’uomo? Non è questo il vero e proprio problema dell’uomo? Il fatto che questo problema sia risolto fino a un alto grado dovrà apparire tanto più sorprendente a colui che sa pienamente apprezzare la forza agente in senso contrario, quella del dimenticare. Dimenticare non è una semplice vis inertiae, come ritengono i superficiali, ma piuttosto una facoltà attiva, positiva nel senso più rigoroso, d’inibizione, cui è da ascriversi la circostanza che qualunque cosa venga da noi vissuta, sperimentata, assunta nella nostra intimità, entra tanto poco nella nostra coscienza nello stato di digestione (si potrebbe chiamarlo appropriazione spirituale) quanto poco vi entra l’intero multiplo processo con cui si svolge il nostro nutrimento corporeo, la cosiddetta assimilazione. Chiudere di tanto in tanto porte e finestre della coscienza; restare indisturbati dal rumore e dalla lotta con cui il mondo sottostante degli organi posti al nostro servizio svolge la sua collaborazione od opposizione; un po’ di silenzio, un po’ di tabula rasa della coscienza, affinché vi sia ancora posto per il nuovo, soprattutto per le funzioni e i funzionari più nobili, per governare, per prevedere, per predeterminare (il nostro organismo è infatti organizzato oligarchicamente) – è questo il vantaggio – come si è detto – della dimenticanza attiva, una guardiana, per così dire, una sorvegliante dell’ordine spirituale: per cui occorrerà subito considerare in che senso nessuna felicità, nessuna serenità, nessuna speranza, nessuna fierezza, nessun presente potrebbe esistere senza capacità di dimenticare.
Articoli simili
Comprendere l’invidia e la malignità
06/11/2024Esplora la complessità dell’invidia e della malignità, due stati d’animo umani, e come l’invidia possa essere compresa nonostante la sua natura spregevole.
Si sceglie ciò che ci aggrada
10/11/2020Se per qualcuno questo testo sarà incomprensibile e sgradevole all’ascolto, la colpa, mi sembra non è da attribuirsi necessariamente a me. Esso risulta bastevolmente chiaro, presupponendo, come presuppongo, che siano precedentemente letti, non senza una certa fatica, gli altri miei scritti, perché in realtà essi non sono di facile accesso.
Il fare è tutto
28/09/2020Allo stesso modo, infatti, con cui il volgo separa il fulmine dal suo brillare e prende quest’ultimo per un fare, per l’effetto di un soggetto, che chiama fulmine, così la morale del volgo distingue anche la forza dalle espressioni della forza, come se dietro il forte esistesse un sostrato indifferente, al quale sarebbe consentito esprimere forza oppure no.
Ancora nessun commento