Fu nel pieno di quel periodo di ebollizione interno che l’occhio della donna cadde avventuratamente sulla persona di Emerenziano Paronzini, proprio all’uscita della messa e dopo che aveva rivolto, più ardentemente che mai, le sue preghiere un po’ a tutti i santi perché le mettessero tra i piedi un tanghero qualsiasi, ma al più preso possibile.
La domenica dopo aumentò la dose delle preghiere, e passando davanti al Paronzini che era di nuovo fermo presso la colonna, intensificò lo sguardo.
Quando la mattina del lunedì le venne l’ispirazione di andare a prendere informazioni all’Ufficio del Registro con la carta che aveva ricevuto qualche giorno prima e si trovò davanti l’uomo della colonna, fu sicura che la grazia le era stata concessa. E siccome le grazie bisogna aiutarle, non le mancò il coraggio di invitarlo a casa col pretesto del ricorso contro l’accertamento di valore. Il ricorso aveva la sua importanza, ma il valore che le premeva di accertare era un altro; e l’avrebbe accertato facilmente se le fosse riuscito, come era certa, di stordire le sorelle con tutti gli argomenti possibili e di far tornare in casa quell’uomo fino all’irrimediabile, se fosse stato necessario.
Se i luinesi avessero saputo cosa bolliva dietro il muro delle sorelle Tettamanzi, sarebbero saliti sui tetti a guardare nel giardino e dentro le finestre di quella casa, pur di non perdere un particolare di una simile capitolazione. Ma tutto avveniva ancora nel segreto, e ne doveva passare del tempo prima che le cose di casa Tettamanzi corressero sulla bocca di tutti, nelle famiglie, nei caffè, per le strade e, con un’eco incredibile, anche fuori del paese.
La grazia le era stata concessa
Crediti
Ancora nessun commento