La prima volta che la vidi, Brenda mi chiese di tenerle gli occhiali. Poi avanzò fino all’orlo del trampolino e guardò confusamente nella piscina; fosse stata asciutta, miope com’era, non se ne sarebbe accorta. Si tuffò mirabilmente, e dopo un attimo stava già tornando a nuoto verso il bordo della piscina, con la testa dei capelli biondo rame alta sull’acqua e tesa davanti a lei come una rosa dal lungo stelo. Scivolò fino al bordo e poi fu accanto a me. – Grazie – disse, con gli occhi umidi, ma non per l’acqua. Allungò una mano per prendere gli occhiali, ma non li inforcò finché non mi ebbe voltato le spalle per andarsene. La guardai mentre si allontanava. A un tratto si portò le mani dietro la schiena. Prese il fondo del costume tra il pollice e l’indice e rimise a posto quel po’ di carne che si era scoperta. Mi si rimescolò il sangue. Quella sera, prima di cena, le telefonai.
– A chi telefoni? – chiese mia zia Gladys.
– A una ragazza che ho conosciuto oggi.
– Te l’ha presentata Doris?
– Doris non mi presenterebbe neanche all’uomo che pulisce la piscina, zia Gladys.
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