La locanda dell'abissoConsidero la vita una locanda, dove devo fermarmi fino all’arrivo della diligenza dell’abisso. Non so dove mi condurrà, perché non so niente. Potrei considerare questa locanda una prigione, perché in essa sono costretto all’attesa; potrei considerarla un luogo in cui socializzare, perché qui mi ritrovo insieme ad altri. Non sono, però, né impaziente né spontaneamente naturale. Lascio a quello che sono, coloro che si chiudono nella stanza, mollemente sdraiati sul letto dove aspettano insonni; lascio a quello che fanno, coloro che conversano nelle sale, da dove musiche e voci giungono facilmente fino a me. Mi siedo alla porta e imbevo i miei occhi e orecchi dei colori e dei suoni del paesaggio, e canto sommessamente, solo per me, vaghe canzoni che compongo nell’attesa.

Crediti
 Fernando Pessoa
 Libro dell'inquietudine
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Quotes per Fernando Pessoa

L'unico atteggiamento degno di un uomo superiore è quello di persistere tenace in un'attività che si riconosce inutile, l'abitudine di una disciplina che si conosce sterile, e l'uso fisso di regole di pensiero filosofico e metafisico la cui importanza si sente nulla.

Perché dici di voler comprendere se dici di voler sentire?

Non ho giustificazioni per il mio modo errato di provare sentimenti. Per istinto altero la natura degli istinti. Senza volere, voglio nel modo sbagliato.

Se qualcuno un giorno bussa alla tua porta,
dicendo che è un mio emissario,
non credergli, anche se sono io;
ché il mio orgoglio vanitoso
non ammette neanche che si bussi
alla porta irreale del cielo.

Ma se, ovviamente, senza che tu senta
bussare, vai ad aprire la porta
e trovi qualcuno come in attesa
di bussare, medita un poco. Quello è
il mio emissario e me e ciò che
di disperato il mio orgoglio ammette.

Apri a chi non bussa alla tua porta.

Ah, lasciatemi non approfittare di nulla!
Né del tempo, né dell'essere, né del ricordo del tempo o dell'essere!
Lasciatemi essere una foglia di albero accarezzata dalle brezze,
la polvere di una strada involontaria e deserta,
il rigagnolo fortuito causato dalle piogge che cessano,
l'impronta lasciata sulla strada dalle ruote finché altre non sopravvengano,
la trottola del ragazzino, che sta per fermarsi,
e oscilla, nello stesso movimento della terra,
e sussulta, nello stesso movimento dell'anima,
e cade, come cadono gli dei, sul suolo del Destino.