Onora tuo padre e tua madre è uno tra i comandamenti biblici più belli. Portare onore ai propri genitori – non malgrado siano imperfetti e vulnerabili, ma proprio perché essi sono tali – significa riconoscere il debito simbolico grazie al quale la vita sorge e iscrivere la propria vita nel patto tra le generazioni perché nessuna vita può farsi da sé stessa.
Io sono non credente. Sono cresciuto con Marx e Pasolini, ho frequentato l'area di Lotta Continua e del Movimento 77, oggi pratico la psicoanalisi, una fede laica. Però sono convinto che ci sia qualcosa che va oltre la materia, una forza maggiore. Per me è la forza generatrice del desiderio, che dilata gli orizzonti. Ciascuno di noi si porta dentro una vocazione, siamo fatti per quella strada: quando perdiamo di vista questa linea, allora interviene la psicanalisi. O la religione.
L'invidia è sempre cieca perché colpisce chi come noi ha più di noi. Non è mai invidia di qualcosa, non è tanto invidia di qualità o di proprietà.
Se spingiamo l'analisi del sentimento invidioso a fondo, come oggetto dell'invidia non troveremo altro che la vita stessa. L'invidia è sempre, come sosteneva anche Lacan, invidia della vita, della vita dell'altro che ha più vita della mia. Non si può, ovviamente, avere invidia della vita misera, depressa, spenta. L'invidia è sempre invidia della vita felice, è sempre invidia della vita piena.
Siamo stati al buio per troppo tempo. Adesso abbiamo bisogno di luce. Gli esseri umani sono fatti per nascere e non per morire, diceva Hannah Arendt. Noi siamo fatti per la luce e non per il buio. Eppure, sappiamo anche che il buio esiste e può cadere sulle nostre teste in ogni momento. In questi tempi così duri ho citato spesso Franco Basaglia. Diceva che la cura consiste nel riuscire a fare qualcosa del buio. Bene, io penso che noi abbiamo bisogno di vedere la luce nel buio. Mi auguro dunque più luce per l'anno che inizia.
Quello che accomuna tutte le storie d'amore è il sentimento dell'impossibile. Noi non possiamo fonderci con chi amiamo, non possiamo mai fare Uno, siamo sempre esposti alla libertà dell'Altro. L'amore non è coincidenza, empatia, unificazione, identificazione, assimilazione. È il contrario. E qui il suo tormento, ma anche la sua bellezza.
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