La massima pienezza di vita
Per ricreare il mondo bisogna prima che gli uomini imbocchino psichicamente una strada nuova. Prima che ognuno di noi non si faccia davvero fratello di tutti, la fratellanza non comincerà. Mai gli uomini riusciranno, con l’aiuto della scienza e del profitto, a dividersi senza ingiustizie le loro proprietà e i loro diritti. Tutto sarà troppo poco, e gli uomini continueranno a mormorare, e a invidiarsi, e a sterminarsi a vicenda. Voi mi domandate quando queste cose si avvereranno. Si avvereranno, ma prima deve concludersi il periodo dell’isolamento umano. Quello che ora regna ovunque, e soprattutto nel nostro secolo, ma che ancora non si è concluso, ancora non è giunto al suo termine. Adesso infatti ognuno vuole separare la sua persona il più possibile, e provare in sé stesso la massima pienezza di vita, e invece di questa pienezza di vita il risultato di tutti i suoi sforzi è un completo suicidio, poiché invece della pienezza nell’affermazione del proprio essere si raggiunge il perfetto isolamento. E infatti tutti nel nostro secolo si sono separati come tante unità; ognuno si isola nella sua tana, si allontana dagli altri, nascondendosi e nascondendo quello che ha, e finendo con il respingere gli altri uomini e con l’esserne a sua volta respinto. Nel suo isolamento accumula ricchezze e pensa: come sono forte adesso, e sicuro! E non sa, il folle, che quanto più accumula tanto più affonda in un’impotenza suicida. Infatti si è abituato a confidare solo in sé stesso e si è separato dal tutto come una singola unità; ha educato la sua anima a non credere nella solidarietà umana, negli uomini e nell’umanità, e trema soltanto al pensiero che vada perduto il suo denaro e i diritti che esso gli ha conquistato. Dovunque oggi l’intelletto umano non riesce più a capire che la vera garanzia della personalità non sta nei suoi isolati sforzi individuali, ma nell’unità generale degli uomini.

Crediti
 Fëdor Dostoevskij
 I fratelli Karamazov
 SchieleArt •   • 




Quotes per Fëdor Dostoevskij

Nei ricordi di ogni uomo ci sono certe cose che egli non svela a tutti, ma forse soltanto agli amici. Ce ne sono altre che non svelerà neppure agli amici, ma forse solo a sé stesso, e comunque in gran segreto. Ma ve ne sono infine, di quelle che l'uomo ha paura di svelare perfino a sé stesso, e ogni uomo perbene accumula parecchie cose del genere.  Memorie del sottosuolo

Ieri come hai trascorso la giornata? Pensavo di vederti in sogno, e non ti ho visto. Ho letto il tuo futuro su un libro, cioè ho aperto il libro e ho letto la prima riga della pagina destra; sono venute fuori cose ricche di significato e giuste. Addio cara, arrivederci a presto.

Han pianto un poco, poi si sono abituati. A tutto si abitua quel vigliacco che è l'uomo. Si fece pensoso. Ma se ho detto una corbelleria, - esclamò d'un tratto involontariamente - se l'uomo, l'uomo in generale, cioè tutto il genere umano, non è vigliacco, ciò significa che tutto il resto son pregiudizi, soltanto terrori che ci hanno inculcato, e che non ci sono barriere di sorta, e che così deve essere...

Per il momento non ho nulla di pronto. Ma mi si è formato in testa il piano di un racconto… l'ho annotato su dei pezzetti di carta. Avrei addirittura cominciato a scriverlo, ma qui è impossibile. In primo luogo fa un gran caldo, e in secondo luogo io sono arrivato in una città come Roma per una settimana: ora è mai possibile scrivere trovandosi a Roma per una settimana? E poi mi stanco molto a forza di camminare.  Lettere sulla creatività

Vi giuro, signori, che aver coscienza di troppe cose è una malattia, una vera e propria malattia. Eppure sono convinto che non soltanto una coscienza eccessiva, ma la coscienza stessa sia una malattia.