Per ricreare il mondo bisogna prima che gli uomini imbocchino psichicamente una strada nuova. Prima che ognuno di noi non si faccia davvero fratello di tutti, la fratellanza non comincerà. Mai gli uomini riusciranno, con l’aiuto della scienza e del profitto, a dividersi senza ingiustizie le loro proprietà e i loro diritti. Tutto sarà troppo poco, e gli uomini continueranno a mormorare, e a invidiarsi, e a sterminarsi a vicenda. Voi mi domandate quando queste cose si avvereranno. Si avvereranno, ma prima deve concludersi il periodo dell’isolamento umano. Quello che ora regna ovunque, e soprattutto nel nostro secolo, ma che ancora non si è concluso, ancora non è giunto al suo termine. Adesso infatti ognuno vuole separare la sua persona il più possibile, e provare in sé stesso la massima pienezza di vita, e invece di questa pienezza di vita il risultato di tutti i suoi sforzi è un completo suicidio, poiché invece della pienezza nell’affermazione del proprio essere si raggiunge il perfetto isolamento. E infatti tutti nel nostro secolo si sono separati come tante unità; ognuno si isola nella sua tana, si allontana dagli altri, nascondendosi e nascondendo quello che ha, e finendo con il respingere gli altri uomini e con l’esserne a sua volta respinto. Nel suo isolamento accumula ricchezze e pensa: come sono forte adesso, e sicuro! E non sa, il folle, che quanto più accumula tanto più affonda in un’impotenza suicida. Infatti si è abituato a confidare solo in sé stesso e si è separato dal tutto come una singola unità; ha educato la sua anima a non credere nella solidarietà umana, negli uomini e nell’umanità, e trema soltanto al pensiero che vada perduto il suo denaro e i diritti che esso gli ha conquistato. Dovunque oggi l’intelletto umano non riesce più a capire che la vera garanzia della personalità non sta nei suoi isolati sforzi individuali, ma nell’unità generale degli uomini.
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