(…)
Non sono nata per essere ragionevole. Sono nata per amare,
per essere felice, per odiare, per immaginare, per inventare, per capire e anche – di tanto in tanto – per essere ragionevole, ma non devo essere ragionevole.
Essere ragionevole vuol dire adattare i propri pensieri a quel che gli è contrario, modificare e distorcere la propria intelligenza per assecondare i desideri altrui.
La mia ragionevolezza è diversa da quella di un altro. La ragione pretende la felicità. La ragionevolezza tende al possibile. La felicità non può essere catturata dal possibile. La felicità è l’avvento del miracolo. Il miracolo produce la virtù e la grazia, non viceversa.
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