Non credo abbia avuto paura della morte. Forse di quella morte: ma era ancora paura della vita. «Secoli di scirocco», era stato detto, «sono nel suo sguardo». Ma anche secoli di morte. Di contemplazione della morte, di amicizia con la morte. Ronchey aveva scritto: «È l’incarnazione del pessimismo meridionale». Che cosa è, in che consiste, il pessimismo meridionale? Nel vedere ogni cosa, ogni idea, ogni illusione – anche le idee e le illusioni che sembrano muovere il mondo – correre verso la morte. Tutto corre verso la morte: tranne il pensiero della morte, l’idea della morte. «Nonché un pensiero, il pensiero della morte è il pensiero stesso». Penetra ogni cosa, come lo scirocco: nei paesi dello scirocco.
Nelle case patrizie siciliane c’era, ingegnosamente escogitata credo nel secolo XVIII, una camera dello scirocco: in cui rifugiarsi nei giorni in cui lo scirocco soffiava. Ma una camera in cui rifugiarsi, in cui difendersi dal pensiero della morte? E peraltro dubito che quelle camere fossero vera difesa allo scirocco: prima che lo si avverta nell’aria, lo scirocco si è già come avvitato alle tempie, alle ginocchia.
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