La narrazione come rifugio: tra filosofia, nudità e spiritualità
Vivere esposti, ma con cognizione e con l’orgoglio del proprio essenziale, maschile e femminile, nudità, e fors’anche asinità.
Esposta è l’infanzia, la vecchiaia, la malattia. Questa esposizione accettata e compresa renderà possibile, forse, la percezione diretta della profondità e della semplicità delle cose impossibili; i misteri del mondo interiore che svelano la loro psico-logia nel momento in cui l’Io, fattosi asino dalle lunghe orecchie sensibili alla voce dell’ombra, rinuncia una volta per tutte a contenerne il significato dentro idee precostituite e si risolve, come hanno fatto Apuleio e tanti altri autori, a rappresentarli con la narrazione. Nelle idee precostituite l’energia vitale e la divina immaginazione non fluiranno mai.
L’asino d’oro lo sa perfettamente, perché è un asino filosofico.
Lo ha imparato sulla propria pelle esposta all’assurdità e alla brutalità del mondo. Lo ha imparato nel proprio cuore nascosto agli altri, così, quasi per caso, mentre l’anima del mondo si apriva un varco nel suo cuore e attraversando quella brutta e spessa pellaccia gli suggeriva che il regno dei cieli e quello della terra non sono divisi e che l’anima si fa viva esattamente su quel metamorfico spazio di mezzo.

Crediti
 Carla Stroppa
 Il doppio sguardo di Sophia
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Quotes per Carla Stroppa

La parola poetica - che è parola d'anima - si riconosce dal fatto che sa provocare una scossa estetica, una vibrazione che risveglia il corpo emozionale profondo e si riverbera sulla superficie della pelle. E quando questo accade, diviene possibile vedere in trasparenza quello che si nasconde dietro la facciata degli eventi, oltre la porta chiusa dell'Io razionalizzante. È precisamente questa la bellezza e la "magia" dello sguardo che ristabilisce il contatto fra le cose oggettive e la realtà spirituale che le sottende.


Riferimenti