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So poco della notte
ma la notte sembra sapere di me,
e in più, mi cura come se mi amasse,
mi copre la coscienza con le sue stelle.
Forse la notte è la vita e il sole la morte.
Forse la notte è niente e le congetture sopra
di lei niente e gli esseri che la vivono niente.
Forse le parole sono l’unica cosa che esiste
nell’enorme vuoto dei secoli che ci graffiano
l’anima con i loro ricordi.
Ma la notte deve conoscere la miseria
che beve dal nostro sangue e dalle nostre idee.
Deve scaraventare odio sui nostri sguardi
sapendoli pieni di interessi, di non incontri.
Ma accade che ascolto la notte piangere nelle mie ossa.
La sua lacrima immensa delira e grida
che qualcosa se n’è andato per sempre.
Un giorno torneremo ad essere.
Troppo cose che non voglio fare. Troppa gente che non desidero vedere. I giorni passano e la gente, gli impegni, la ricerca, la solitudine. Dopo tutto, un incontro tra amici e conoscenti è un'impresa da incubo. Se invece di durare qualche ora durasse un mese, non ci sarebbe nulla di cui parlare, finirebbero le storie, le barzellette, i sorrisi, le bottiglie di whisky. Ecco perché è necessario avere una casa, anche se silenziosa e banale. Un rifugio, un angolo che protegga dalla solitudine e dalla folla. Diari
Quando presento un libro di poesie, nulla mi preoccupa perché mi rende felice l'idea di liberarmi del peso dei miei versi, così leggeri quando non sono più miei o inediti e quando qualche lettore privilegiato li assume e, così facendo, mi aiuta a condividere il terribile peso della parola solitaria, che cessa di esserlo grazie a questo meraviglioso incontro tra lettore e poesia.
Il desiderio della parola. Sulla vetta della gioia ho dichiarato riguardo a una musica mai udita. E allora? Vorrei poter vivere solo in estasi, plasmando il corpo della poesia col mio corpo, recuperando ogni frase con i miei giorni e le mie settimane, infondendo nel poema il mio respiro mentre ogni lettera di ogni parola sia stata sacrificata nelle cerimonie del vivere... Inferno musicale
Semplicemente non sono di questo mondo. Abito con frenesia sulla luna. Non ho paura di morire, ho paura di questa terra straniera, aggressiva. Non posso pensare a cose concrete, non mi interessano. Non so parlare come tutti. Le mie parole sono strane e vengono da lontano, da dove non c'è, dagli incontri con nessuno. Cosa farò quando mi immergerò nei miei sogni fantastici e non potrò risalire? Perché prima o poi succederà. Me ne andrò e non saprò tornare. Anzi, forse nemmeno saprò che esiste un sapere tornare. Forse non lo vorrò. Abito in cose strane
Voglio abbracciarti selvaggiamente. Baciarti fino a quando il mio timore si allontana da me come un uccello che si allontana dal bordo tagliente della notte. Ma come posso dirtelo? Il mio silenzio è la mia maschera. Il mio dolore è quello di un bambino nella notte. Canto e ho paura. Ti amo e ho paura di te e non te lo dirò mai con la mia vera voce, questa voce lenta, profonda e triste. Perciò ti scrivo in una lingua che non conosci. Mai mi leggerai e mai saprai del mio amore. Diari
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