La profezia di Borges
Nel mondo ci sono cose gravi, e cose meno gravi. Non sono mai riuscito a regolarmi al riguardo in modo soddisfacente, e stasera, durante una discussione dotta con una piacevole compagna di ventura (nonché malcelata acerrima nemica), mi è sovvenuta una verità sconcertante: nel mondo esistono più copie dei libri di Borges che persone in grado di capirli.
Borges l’aveva detto: stanno scomparendo i lettori, mentre gli scrittori fioriscono indisturbati. Le foreste invece sfioriscono, seguendo il destino del lettore, sacrificate in nome di una non ben precisata necessità democratica. Non mi era mai sovvenuto, prima d’ora, il nesso bislacco che sussiste tra democrazia e scrittura: siamo abituati a non stare mai zitti, abbiamo dimenticato il silenzio, e il morboso meccanismo che fa trapassare il diritto in bisogno, e poi in dovere, fa sì che il vuoto sia riempito dal rumore assordante del battere dei tasti.
Che poi, pensandoci, è quello che sto facendo io. Quindi mi fermo. Però insomma, che terribile spreco di carta.

Crediti
 Jorge Luis Borges
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