L’informazione, come la terra o il capitale, diventa una forma di proprietà monopolizzata da una classe, la classe vettoriale, che deve il suo nome al fatto che controlla i vettori lungo i quali l’informazione viene resa astratta, allo stesso modo in cui i capitalisti controllano i mezzi materiali con cui vengono prodotti i beni e gli allevatori la terra con cui si produce il cibo. Quest’informazione, che una volta era proprietà collettiva delle classi produttive – le classi operaie e contadine nel loro insieme – diventa proprietà di un’altra classe appropriatrice.
Che la classe vettoriale abbia rimpiazzato il capitale come classe sfruttatrice dominante risulta evidente dalla forma che le maggiori corporation stanno assumendo. Sono aziende che si stanno liberando della loro capacità produttiva poiché essa non rappresenta più una fonte di potere. Si affidano così a una massa di appaltatori capitalisti per la manifattura dei loro prodotti. Il loro potere risiede nel monopolio della proprietà intellettuale – brevetti, copyright e marchi registrati – e negli strumenti per riprodurne il valore, i vettori della comunicazione. La privatizzazione dell’informazione diventa l’aspetto dominante e non più un aspetto secondario della vita mercificata. In questa progressione esiste una certa logica: prima un gruppo scelto di proprietari manifatturieri trascende la sua connessione con i prodotti materiali; quindi, elevando il marketing a punta avanzata del proprio business, cerca di alterare lo status sociale del marketing come interruzione pubblicitaria e di rimpiazzarlo con un’integrazione senza soluzione di continuità. Con l’ascesa della classe vettoriale, il mondo vettoriale è completo.
Mano a mano che la proprietà privata avanza dalla terra al capitale all’informazione, la proprietà stessa si fa più astratta. Il capitale come proprietà libera la terra dalla sua fissità spaziale. L’informazione come proprietà libera il capitale dalla sua fissità in un oggetto particolare. Quest’astrazione della proprietà fa della proprietà stessa qualcosa di soggetto all’innovazione accelerata, e al conflitto. Il conflitto di classe frammenta, ma si insinua in ciascuna e in tutte le relazioni che diventano relazioni di proprietà. La questione della proprietà, la base di classe, diviene la domanda che viene posta dappertutto, su tutto. Se la classe
appare come assente agli apologeti della nostra epoca non è perché sia diventata solo una tra i tanti antagonismi e articolazioni, ma al contrario perché è diventata il principio strutturante del piano vettoriale che organizza il gioco delle identità come differenze.
La questione della proprietà
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