La questione operaia
— È la stupidaggine, o piuttosto la degenerescenza dell’istinto che si scopre in fondo a tutte le stupidaggini, la quale fa che vi sia una questione operaia. Vi sono certe cose sulle quali non si pongono delle questioni: primo imperativo dell’istinto. — lo non vedo assolutamente cosa si vuol fare dell’operaio europeo dopo averne fatto una questione. Egli si trova in molto buona posizione per non «questionare» sempre più, e con sempre maggiore strafottenza. In fin de’ conti, egli ha il gran numero dalla sua. Bisogna completamente rinunziare alla speranza di veder svilupparsi una specie d’uomo modesto e frugale, una classe che risponderebbe al tipo del Cinese: e questo sarebbe stato ragionevole, ed avrebbe risposto semplicemente ad una necessità. Che si è fatto? — Tutto per annientare nel suo germe la condizione stessa di un simile stato di cose, — con una imperdonabile leggerezza si è distrutto nei loro germi gli istinti che rendono i lavoratori possibili come classe, che farebbero ammettere a loro stessi quella possibilità. Si è reso l’operaio atto al servizio militare, gli si è dato il diritto di coalizione, il diritto di voto politico: quale sorpresa se la sua esistenza gli appare fin da ora come una calamità (per parlare la lingua della morale, come una ingiustizia?). — Ma che si vuole? io domando ancora. Se si vuol raggiungere uno scopo, si devono volere anche i mezzi: se si vogliono degli schiavi, è pazzesco accordar loro ciò che ne fa dei padroni.

Crediti
 Friedrich Nietzsche
 Il crepuscolo degli idoli
  Oziosità inattuali
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Quotes per Friedrich Nietzsche

C'è un'innocenza dell'ammirazione: la possiede chi non ha mai pensato di non poter essere anch'egli una qualche volta ammirato.

Sei tu vero? o non sei che un commediante? oppure sei tu stesso la cosa che si rappresenta? In fin dei conti tu forse non sei che l'imitazione di un commediante... Secondo caso di coscienza.

Quando viene fatta una promessa non è la parola che promette, ma l'inespresso dietro la parola. Anzi, le parole rendono meno forte una promessa, scaricando e consumando una forza che è una parte di quella forza che promette. Fatevi dunque porgere la mano e ponete intanto un dito sulla bocca, cosi farete le promesse solenni più sicure.

Solo ora si destano tutti i canti degli amanti. E anche la mia anima è il canto di un amante. In me è qualcosa d'inappagato e d'inappagabile: vuole prender voce. Una brama d'amore è in me che parla la lingua dell'amore.

L'eterno fanciullo. Noi crediamo che la fiaba e il gioco appartengano alla fanciullezza: miopi che siamo! Come se in una qualsiasi età della vita potessimo vivere senza fiaba e senza gioco! Certo, li chiamiamo e li consideriamo diversamente, ma proprio ciò dice che sono la stessa cosa – perché anche il fanciullo considera il gioco come il suo lavoro e la fiaba come la sua verità.  Umano, troppo umano