Parliamo pure di dinamismo vitale dell’individuo, di molteplicità virtualmente infinita di relazioni, o di esperienze. Ma rendiamoci conto che è retorica. Ognuno è vincolato a un suo minuscolo frammento di realtà, e, di fatto, non ne esce. La retorica opposta, quella dell’incomunicabilità, solo in questo senso si giustifica. Non soltanto l’agire ma anche l’apprendere, il sentire, sono funzioni per cui ci aggiriamo in tondo. E lei, noti, siamo individui, manteniamo una coerenza (anche organica), proprio in grazie di questo. Intorno c’è il possibile, che non diventa quasi mai reale (per noi), e a quella immensità siamo chiusi e remoti: per fortuna nostra, poiché altrimenti ci disperderemmo. Determinazione è negazione, il nostro status d’individui richiede questi stretti confini, noi siamo fatti di esclusioni, di occlusioni. Ma questo fa sì che alla vita, perlomeno la nostra, ciò che chiamiamo il suo contrario le somigli molto.
La retorica dell’incomunicabilità si giustifica
Crediti
Quotes per Guido Morselli
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