Mentre si accingeva a muovere l’esercito e a dare inizio all’azione, Cesare vide uno dei centurioni, uomo fidato ed esperto di guerra, incoraggiare i suoi soldati sfidandoli a gareggiare in valore. «O Gaio Crassinio», gli disse, chiamandolo per nome, «quali speranze abbiamo, e come stiamo a coraggio?». E lui, gridando e protendendo la destra: «Sarà una splendida vittoria, o Cesare. Quanto a me, oggi, o vivo o morto, mi ringrazierai!». Detto questo, per primo si slancia sul nemico, trascinandosi dietro nella corsa i suoi centoventi soldati. Travolti i primi della schiera vi penetra dentro aprendosi un varco con forza e con grande strage, finché non crolla infilzato dalla lama di una spada che gli attraversa la bocca spuntando fuori dalla nuca.
Articoli simili
Io, cosa faccio?
15/05/2021E io che cosa faccio? Io, portoghese, un tempo pittore di gente raffinata e oggi disoccupato, io, ritrattista dei protetti e dei protettori di Salazar e Marcelo e delle loro forme di oppressione fra censura e Pide, io, che sono protetto da coloro che tutto ciò proteggono proteggendo se stessi, e quindi anch’io protetto e…
Per giudicare il delinquente e il suo giudice
06/09/2020Per giudicare il delinquente e il suo giudice Il delinquente, che conosce l’intero flusso delle circostanze, non trova la sua azione così fuori dell’ordine e della comprensibilità come i suoi giudici che biasimano…
All’origine del mito della modernità
27/07/2019È venuto il tempo in cui i grandi problemi umani, come la fame, la pace, la libertà, vanno affrontati non con disquisizioni accademiche, ma a livello di una nuova coscienza che non può non generare una nuova concezione economica e politica e quindi una nuova società.
Ancora nessun commento