L’ambiente in cui oggi viviamo e pieno di linguaggi che non comprendiamo: linguaggi che riguardano il mondo dell’economia, della tecnologia, dell’arte, della politica, della scienza ecc. La difficoltà, molto spesso, non è nei concetti, ma nel modo in cui sono espressi. […] La divulgazione deve infatti fare i conti con questi due problemi, che richiedono competenza e immaginazione. Occorre da un lato comprendere nel modo giusto le cose, interpretandole adeguatamente per trasferirle in un diverso linguaggio, dall’altro essere non solo chiari ma anche non-noiosi, pur mantenendo integro il messaggio. Per queste ragioni, paradossalmente, si può dire che è più difficile essere facili. Tutti, infatti, sono capaci di parlare o di scrivere in modo oscuro e noioso: la chiarezza e la semplicità, invece, sono scomode. Non solo perché richiedono più sforzo e più talento, ma perché quando si è costretti a essere chiari non si può barare. Sappiamo tutti, per esperienza, che le parole possono spesso servire da cortina fumogena per nascondere i pensieri.
O per nascondere la propria ignoranza su certi argomenti. Rimanendo nel vago e nell’ambiguo, si riescono più facilmente a mascherare i buchi. Invece, quando si è obbligati a esser semplici, bisogna dimostrare di aver capito davvero. Anzi di essere arrivati al nocciolo della questione e di averne individuato i meccanismi.
La sfida della divulgazione
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