La cosiddetta buona società ci obbliga a mostrare una pazienza sconfinata verso la stoltezza, la follia, la stravaganza e l’ottusità; i meriti personali per contro debbono chiedere perdono, oppure nascondersi, dal momento che la superiorità intellettuale ferisce per il semplice fatto di esistere, senza che la volontà vi aggiunga nulla. La società chiamata buona ci obbliga, per armonizzarci con gli altri, a impicciolire o addirittura a deformare noi stessi. In tale società noi dobbiamo quindi rinnegare dolorosamente noi stessi e abbandonare i tre quarti di noi, per renderci simili agli altri.
La società chiamata buona
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