A questo punto, Brancati può emettere la sua sentenza.
«So che, nelle democrazie, molti sciocchi parlano con sussiego, ma mi risparmio la fatica di scoprire una verità che sembra crudele, ma è infantile: che la libertà non rende tutti gli uomini intelligenti e buoni. I soli stupidi che non sopporto sono quelli che con le spie e i tribunali speciali mi obbligano ad ammirarli e a imitarli. In una parola, non sopporto gli stupidi dei regimi totalitari; gli stupidi dei regimi liberali, non solo li tollero, ma li considero amabili; a quelli che mi lasciano la libertà di non essere stupido lascio molto volentieri la libertà di esserlo. Il mondo è fatto di confusione e di incertezza… Il resto è l’attivismo, e l’attivismo presto o tardi conduce all’omicidio». Diario romano, pp. 115-116
La caduta del fascismo riempì dunque Brancati di gioia, lasciando però intatta una vena d’ironia disillusa e malinconica.
«Il fanatismo è una paralisi parziale del cervello. Questa epidemia ha toccato il suo culmine nel ’39: fanatici di Mussolini, di Hitler, di Stalin, di Franco, ecc. Adesso sta per terminare. Bisogna che la massa si trovi in tutta fretta un’altra forma di stupidità». Diario romano, p. 363
Chi non legge questo libro è un imbecille
I misteri della stupidità attraverso 565 citazioni
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