La storia del dopo

Forse tutto sta a sapere quali parole pronunciare, quali gesti compiere, e in quale ordine e ritmo, oppure basta lo sguardo la risposta il cenno di qualcuno, basta che qualcuno faccia qualcosa per il solo piacere di farla, e perché il suo piacere diventi piacere altrui, ma, bisogna che tutto capiti come per caso, senza dargli troppa importanza, senza la pretesa di star compiendo un’ operazione decisiva… Vuoto separazione e attesa, questo siamo… Così finalmente l’incontro dei passati che non può mai avvenire nel presente di coloro che credono d’incontrarsi, ecco che s’avvera come passato di chi vien dopo e non potrà viverlo nel suo presente. Crediamo d’andare verso le nostre nozze e sono ancora le nozze dei padri e delle madri che compiono attraverso la nostra attesa e il nostro desiderio. Questa che a noi pare la nostra felicità forse è soltanto la felicità d’una storia altrui che finisce là dove noi credevamo cominciasse la nostra. E noi abbiamo un bel correre, per venirci incontro e inseguirci: il passato dispone di noi con indifferenza cieca e una volta che ha smosso quei frammenti di sé e nostri non si cura di come noi li spenderemo. Noi non eravamo che la preparazione, l’involucro all’incontro dei passati che avviene attraverso di noi ma che fa già parte d’un’altra storia, della storia del dopo: gli incontri avvengono sempre prima e dopo di noi e vi agiscono gli elementi del nuovo a noi preclusi: il caso, il rischio, l’improbabile. Così viviamo, noi non liberi, circondati di libertà, spinti, agiti da quest’onda continua che la combinazione dei casi possibili e che passa attraverso quei punti dello spazio e del tempo in cui la raggiera dei passati si salda alla raggiera dei futuri.

Crediti
 Italo Calvino
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