Credo sia necessaria una nuova visione della Terra generata dalla consapevolezza che il nostro pianeta, ben lungi dall’essere riducibile a materia inerte aggregata da una serie di circostanze casuali, è un immenso e sofisticato ecosistema che deve la sua origine e la sua esistenza alla logica dell’armonia relazionale. Anzi, occorre procedere oltre e approdare alla convinzione, formulata qualche decennio fa dal chimico britannico James Lovelock, che la Terra sia un unico organismo vivente, da Lovelock chiamato Gaia, variazione di Gea, il nome della dea greca personificazione della Terra. Qualcuno vedrà in questa affermazione un pericoloso e ingenuo regresso verso l’animismo dei primitivi, ma chi può dire, quando è in gioco la vita, se i primitivi in realtà non siano molto più avanti di noi che siamo abili calcolatori ma sempre più privi di intuizione, di capacità di visione, di poeticità? Ha scritto Tolstoj: «Se un batterio osservasse e studiasse l’unghia di un uomo, potrebbe crederla sostanza inorganica. Allo stesso modo noi, osservandone la crosta, consideriamo sostanza inorganica il globo terrestre. Ed è sbagliato». Oggi che conosciamo di più la storia del nostro pianeta siamo in grado di apprezzare questa prospettiva. Si credeva infatti che la temperatura media della Terra fosse dovuta alla circostanza di essersi casualmente ritrovata alla giusta distanza rispetto al Sole, né troppo vicina come Venere, né troppo distante come Marte, con quei 150 milioni di chilometri che la rendono così favorevole alla vita. In seguito però si è scoperto che «durante i tre miliardi e mezzo di anni dell’esistenza della vita sulla Terra, l’afflusso di energia dal sole deve essere aumentato almeno del 30 per cento», un dato che ha condotto Lovelock a osservare che «se la Terra fosse semplicemente un oggetto solido inanimato, la sua temperatura di superficie seguirebbe le variazioni dell’apporto di calore da parte del sole», mentre la realtà attesta che essa si è adattata in modo da mantenere la temperatura di superficie favorevole alla vita. E visto che una delle caratteristiche peculiari della vita è proprio la capacità di adattamento, Lovelock conclude che «la storia del clima sulla Terra è uno degli argomenti più decisivi in favore dell’esistenza di Gaia», ovvero del fatto che il nostro pianeta è un unico organismo vivente, capace di autoregolarsi, concezione «alternativa alla visione pessimistica che considera la natura come una forza primitiva da soggiogare e da conquistare», e allo stesso modo «alternativa a quell’altrettanto deprimente immagine di un pianeta visto come demente nave spaziale, viaggiante per sempre, senza guida e senza scopo, in un’orbita interna al sole».
La terra come unico organismo vivente
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