Per giungere al colmo dell’estasi in cui godendo ci perdiamo, dobbiamo sempre fissarne il limite immediato: l’orrore. Non soltanto il dolore altrui o il mio personale, avvicinandomi all’istante in cui l’orrore mi sconvolgerà, può farmi giungere allo stato gioioso che sfiora il delirio, ma non v’è forma di ripugnanza di cui non possa scoprire l’affinità con il desiderio. Non che l’orrore si confonda mai con l’attrazione, ma se non può inibirla, distruggerla, l’orrore rafforza l’attrazione! Il pericolo paralizza, ma se è meno intenso può eccitare il desiderio. Noi non giungiamo all’estasi se non nella prospettiva, sia pur remota, della morte, di ciò che ci distrugge.
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