Enzo VivianiJung, nella notte del 12 dicembre 1913, ha una visione terrificante. Si ritrova in una caverna buia, immerso in un luridume nero fino alle caviglie. È circondato da ombre. Avanza malgrado la paura. Scorge nell’acqua melmosa una pietra rossa luminosa. Fissa a lungo inorridito la testa insanguinata di un uomo ferito, ammazzato. Vede un grosso scarabeo galleggiare nelle correnti tenebrose. Nel punto più profondo della corrente risplende un sole rossastro attraverso le acque tenebrose. Mille serpenti aggrovigliati ricoprono il sole. Si fa notte fonda. Zampilla un fiotto di denso sangue rosso che poi si esaurisce. Rimane paralizzato dallo spavento.

Dalla rossa luce del cristallo si sprigionò un riverbero di sangue, e quando sollevai la pietra per scoprirne il segreto si svelò davanti ai miei occhi questo orrendo spettacolo: nel profondo di quel che ha da venire c’era l’assassinio. Il biondo eroe giaceva ucciso. Il coleottero nero è la morte che è necessaria al rinnovamento; perciò dietro di lui ardeva un nuovo sole, il sole del profondo, l’enigmatico sole della notte. E come il sole ascendente della primavera anima la terra morta, così anche il sole del profondo riportò in vita ciò che era morto, e ne scaturì una terribile lotta fra luce e tenebre. Allora sprizzò verso l’alto quel possente fiotto di sangue che a lungo non si esaurirà. Questo era ciò che doveva venire, che voi ora sperimentate nella vostra carne, ed è ancora più di questo. Profondità e superficie devono mescolarsi, al fine di generare nuova vita. La nuova vita però non nasce al di fuori di noi, ma in noi stessi.




Crediti
 Carl Gustav Jung
 Libro Rosso
  Viaggio infernale nel futuro
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