
L’ambivalenza e la forza dell’impellenza

La violenza dei giorni del colpo di stato, la brutalità della repressione, l’avevano solo sfiorata. Anche quando ne parlava a anni di distanza; anche quando raccontava episodi sinistri o atroci le brillavano gli occhi, e diceva, sai, è strano, ma di quel periodo ho anche ricordi bellissimi.
Diverso io, diverso tu, diverso chi, ma figuriamoci! Siccome e proprio perché, giammai è solo pensare ma, c’è sempre un io che pensa, l’osservatore si divide dall’osservato, credendo ci sia altro da sé, che pure c’è, peccato che proprio per ciò sia ignorato. E abbiamo il sintomo, cioè l’io così infilzato da Lacan, che muove…
Non è necessario, scrive nel Mondo a un santo, di essere filosofo, come non è necessario che il filosofo sia santo: dire il contrario, sarebbe come sostenere che un bell’uomo debba di necessità essere un grande scultore, o che un grande scultore debba anche essere un bell’uomo.
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