L’amore materno non è mai solo amore
Ogni madre è attraversata dall’amore per il figlio, ma anche dal rifiuto del figlio. Talvolta il rifiuto ha il sopravvento sull’amore, e allora assistiamo a quei casi di infanticidio. Caratteristica del sentimento materno è la sua ambivalenza. La retorica dei buoni sentimenti è una spessa coltre che stendiamo sull’ambivalenza della nostra anima, dove l’amore si incatena con l’odio, il piacere con il dolore, la benedizione con la maledizione. Condannare queste madri per i loro gesti è già nelle cose stesse, nel parere di tutti, e rasenta i limiti dell’ovvio.
Con la condanna, infatti, vogliamo soprattutto evitare di vedere in noi stessi la stessa ambivalenza che da sempre accompagna i nostri sentimenti per i figli, figli d’amore certo, ma anche di fastidio e in alcuni casi di odio. La donna che, con la possibilità di generare e di abortire, sente nel sottosuolo mai esplorato della sua coscienza, di essere depositaria di quello che l’umanità ha sempre identificato come “potere assoluto”: il potere di vita e di morte che il re ha sempre invidiato alla donna che genera, e in mille modi ha cercato di far suo.
Nella donna si dibattono due soggettività antitetiche perché una vive a spese dell’altra: una soggettività che dice “io” e una soggettività che fa sentire la donna “depositaria della specie”. Il conflitto tra queste due soggettività è alla base dell’amore materno, ma anche dell’odio materno, perché il figlio, ogni figlio, vive e si nutre del sacrificio della madre: sacrificio del suo tempo, del suo corpo, del suo spazio, del suo sonno, delle sue relazioni, del suo lavoro, della sua carriera, dei suoi affetti e anche amori.

Crediti
 Umberto Galimberti
 I miti del nostro tempo
 Pinterest •   • 




Quotes per Umberto Galimberti

Ciò produce una metamorfosi dell'individuo che ormai si riconosce solo nella propria immagine, e perciò non cerca più se stesso.

Accettare le proprie emozioni è il primo passo verso la libertà.  L'illusione della sicurezza

Il desiderio è la risposta alla ferita, un tentativo di riparare l'irreparabile.  L'eros e la ferita

L'egocentrico ritiene che il suo problema – il suo lavoro, il suo libro, il suo progetto, le sue idee, la sua situazione sentimentale – sia in assoluto il più importante, anzi l'unico veramente importante e sotto sotto pensa che pure gli altri, pure i suoi concorrenti, pure Dio, dovrebbero preoccuparsi soprattutto di ciò che sta a cuore a lui, del suo bisogno e del suo desiderio – perché la sua pena è umanamente più profonda e la sua sensibilità più dolorosamente vulnerabile di quelle degli altri.  I miti del nostro tempo

Chi, dopo essere stato tradito, sarebbe in grado di ascoltare le spiegazioni dell'altro? Lo stimolo creativo presente nel tradimento dà i suoi frutti solo se è l'individuo tradito a fare un passo avanti, dandosi da sé una spiegazione dell'accaduto.
Ma per questo è necessario che il traditore non giustifichi il suo tradimento, non tenti di attenuarlo con spiegazioni razionali, perché questa elusione di ciò che è realmente accaduto è, di tutte le offese, la più bruciante per il tradito, e allora il tradimento continua, anzi si accentua.  Le cose dell'amore