SculpLovers
L’angoscia di leggere: è che ogni testo, per quanto importante, gradevole e interessante che sia (e più dà l’impressione di esserlo), è vuoto – non esiste nel fondo; bisogna varcare un abisso, e se non lo si salta non si comprende. Non pensare: senza ritegno, con eccesso, nella fuga panica del pensiero. Non c’è origine, se l’origine suppone una presenza originaria. Sempre passata, fin d’ora passata, qualche cosa che è accaduta senza essere presente, ecco l’immemorabile che ci procura l’oblio, dicendo: ogni inizio è un nuovo inizio. La sofferenza del nostro tempo: un uomo scarno, la testa reclinata, le spalle curve, senza pensiero, senza sguardo. I nostri sguardi erano volti verso il suolo. L’inconveniente necessario (o il vantaggio) di ogni scetticismo è di elevare sempre più in alto la barra della certezza o della verità o della credenza. Non si crede a nulla per bisogno di troppo credere e perché si crede ancora troppo quando non si crede a nulla. Il disegno della legge: che i prigionieri costruiscano essi stessi la loro prigione. È il momento del concetto, l’impronta del sistema. Impara a pensare con dolore. “Io” muoio prima di essere nato. Sempre di ritorno sui cammini del tempo, noi non avanzeremo né ritarderemo: tardi è presto, vicino lontano. Frammento: al di là di ogni frattura, di ogni luminosità, la pazienza di pura impazienza, il poco a poco dell’improvvisamente.

Crediti
 Maurice Blanchot
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Quotes per Maurice Blanchot

Ricordo che originariamente il termine trovare non significava affatto trovare nel senso del risultato pratico o scientifico. Trovare equivaleva a girare, fare il giro, andare attorno. Trovare un canto significava tornire la curva del movimento melodico, farlo girare, senza alcuna idea di scopo e tanto meno di sosta. Trovare era quasi sinonimo di cercare, che suonava: fare il giro di.

Mai la filosofia era parsa tanto fragile, più preziosa e più appassionante come nel momento in cui uno sbadiglio faceva svanire nella bocca di Bergson l'esistenza di Dio.

Orfeo ci ricorda che il parlare poeticamente come lo sparire appartengono alla profondità di uno stesso movimento: chi canta deve mettersi interamente in gioco, e, alla fine, perire, poiché egli parla solo quando l'approssimazione anticipata alla morte, la separazione anticipata, l'addio formulato in anticipo, cancellano in lui la falsa certezza d'essere, dissipano ogni sicurezza protettrice, lo consegnano ad una illimitata incertezza.

Il silenzio richiede un lungo processo di scrittura e parola e stare zitti sta ancora parlando. Il silenzio è impossibile, è per questo che lo vogliamo.

L'uomo di mondo vive nelle sfumature, nei gradi, nel chiaroscuro, nel confuso incanto o nella mediocrità indecisa: il mezzo. L'uomo tragico vive nella estrema tensione fra i contrari, dal sí confuso assieme col no, risale al sí e ai no chiari e chiaramente mantenuti in opposizione. Non vede l'uomo come una passabile mescolanza di qualità mediocri e di dignitosi difetti, ma come un insostenibile incontro di estrema grandezza e di estrema miseria, come un incongruo nulla in cui i due infiniti si scontrano.  L'infinito intrattenimento