L'arte per l'arte
— La lotta contro il fine in arte è sempre una lotta contro le tendenze moralizzatrici nell’arte, contro la subordinazione dell’arte alla morale. Arte per l’arte vuol dire: «Vada al diavolo la morale!». Ma questa stessa inimicizia denuncia ancora la potenza preponderante del pregiudizio. Quando si è escluso dall’arte lo scopo di moralizzare e di migliorare gli uomini, non ne segue ancora che l’arte debba essere assolutamente senza un fine, senza scopo e priva di senso (Arte per l’arte, serpente che si morde la coda). — «Piuttosto nessuno scopo, assolutamente, che uno scopo morale!» così parla la passione pura. Uno psicologo domanda invece: che cosa fa ogni specie di arte? non loda? non glorifica? non isola? Nonostante tutto ciò, l’arte fortifica o indebolisce certe valutazioni. Non è questo che un accessorio, un caso? qualche cosa a cui l’istinto dell’artista non parteciperebbe affatto? Oppure, la facoltà di potere dell’artista non è la condizione prima dell’arte? L’istinto più profondo dell’artista va verso l’arte, o va piuttosto verso il senso dell’arte, verso la vita, verso un desiderio di vita? — L’arte è il grande stimolante alla vita: come si potrebbe dirla senza un fine, senza scopo, come si potrebbe chiamarla arte per l’arte?

Rimane una questione: non mette in mostra, l’arte, molte cose brutte, dure, dubbie, che toglie dalla vita? — Infatti, vi furono dei filosofi che le attribuiscono questo senso: affrancarsi dalla volontà: questa l’intenzione che Schopenhauer attribuiva all’arte; disporre alla rassegnazione: questa, per lui, la grande utilità della tragedia, ch’egli venerava. Ma questa è l’ottica di un pessimista. Bisogna consultare gli stessi artisti. Che cosa ci comunica di sé stesso l’artista tragico? Non afferma egli precisamente l’assenza del timore davanti a ciò che è terribile e incerto? — Questo stato è appunto un desiderio superiore; colui che lo conosce lo onora dei maggiori omaggi. Egli lo comunica, bisogna che lo comunichi, ammettendo che sia artista, genio della fiducia. Il coraggio e la libertà del sentimento, davanti ad un nemico possente, davanti a un sublime rovescio, davanti a un problema che desta terrore, — è questo stato vittorioso, che l’artista tragico sceglie e glorifica. Davanti al tragico, la corte marziale della nostra anima celebra i suoi saturnali; colui che è assuefatto alla sofferenza, colui che cerca la sofferenza, l’uomo eroico, celebra la propria esistenza nella tragedia; e soltanto alla propria vita l’artista tragico offre la coppa di questa crudeltà, la più dolce.

Crediti
 Friedrich Nietzsche
 Il crepuscolo degli idoli
  Oziosità inattuali
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Quotes per Friedrich Nietzsche

Una salute in sé non esiste, e tutti i tentativi per definire una cosa siffatta sono miseramente falliti. Dipende dalla tua meta, dal tuo orizzonte, dalle tue energie, dai tuoi impulsi, dai tuoi errori e, in particolare, dagli ideali e dai fantasmi della tua anima, determinare che cosa debba significare la salute anche per il tuo corpo. La più grande malattia degli uomini è nata dalla battaglia contro le loro malattie, e gli apparenti rimedi hanno generato a lungo andare, qualcosa di peggio di quello che, con essi doveva essere eliminato.

«Qui la vista è libera, lo spirito si eleva.» - Ma vi è una specie opposta di uomini che è sulla vetta e ha anche la vista libera - ma guarda verso il basso.

La più nobile specie di bellezza è quella che non trascina a un tratto, che non scatena assalti tempestosi e inebrianti (una tale bellezza suscita facilmente nausea), ma che si insinua lentamente, che quasi inavvertitamente si porta via con sé e che un giorno ci si ritrova davanti in sogno, ma che alla fine, dopo aver a lungo con modestia giaciuto nel nostro cuore, si impossessa completamente di noi e ci riempie gli occhi di lacrime e il cuore di nostalgia.  Umano, troppo umano

«Egli mi dispiace.» - Perché? «Non sono alla sua altezza.» - Ha mai risposto così un uomo?

Il fariseismo non è una corruzione dell'uomo: buona parte di esso è piuttosto la condizione di ogni esser-buono.