Le Belle Lettere minacciano ogni linguaggio che non sia puramente fondato sulla Parola sociale. Rifuggendo sempre più da una sintassi del disordine, la disintegrazione del linguaggio conduce inevitabilmente al silenzio della scrittura. L’agrafia finale dei Rimbaud e di certi surrealisti (caduti per questo nell’oblio), questo sconvolgente autoannientamento della Letteratura, insegna che, per certi scrittori, il linguaggio, prima e ultima risorsa del mito letterario, finisce col ricomporre ciò che pretendeva di evitare, che non c’è scrittura capace di mantenersi rivoluzionaria, e che ogni silenzio della forma sfugge all’impostura solo col mutismo completo. Mallarmé, sorta di Ámleto della scrittura, esprime bene questo fragile momento della Storia, in cui il linguaggio letterario si regge soltanto per meglio cantare la sua necessità di morire. L’agrafia tipografica di Mallarmé vuol creare intorno alle parole rarefatte una zona di vuoto in cui la Parola, liberata dalle sue risonanze sociali e colpevoli, cessa felicemente di destare echi. Il vocabolo, liberato dalle scorie delle formule abituali, dei riflessi tecnici dello scrittore, è allora pienamente irresponsabile di tutti i possibili contesti; si avvicina con un gesto breve, isolato, la cui opacità attesta una solitudine, dunque un’innocenza. Quest’arte ha esattamente la struttura del suicidio: in essa il silenzio è un tempo poetico omogeneo che si incunea tra due strati e fa esplodere la parola, ancor più del frammento di un crittogramma, come una luce, un vuoto, un omicidio, una libertà (si sa quanto questa ipotesi di un Mallarmé uccisore del linguaggio abbia influito su Maurice Blanchot). Questo linguaggio mal-larmeiano, è Orfeo che può salvare chi ama solo rinunciandovi e che tuttavia osa voltarsi un po’ indietro; è la letteratura condotta alle porte della Terra Promessa, cioè alle porte di un mondo senza Letteratura, di cui tuttavia sarebbe ancora compito degli scrittori dare testimonianza.
luogo comune ⋯ Pietra angolare e gloria imperitura della letteratura popolare. Concetto che sonnecchia avvolto in parole che fumigano. La saggezza di un milione di babbei espressa dagli epigrammi di uno sciocco. Fossile di sentimentalismo conservato in una roccia artificiale. Morale sprovvista di favola. Tutto ciò che è perituro in una verità ormai morta e sepolta. Una tazzina di caffè con uno schizzo di latte e moralità.
Ambrose Bierce Il dizionario del diavoloLa falsa letteratura è peggiore assai dell'ignoranza. Meglio è non si muover di luogo che far cammino e aver smarrito la via.
Francesco AlgarottiLa letteratura è invenzione. La finzione è finzione. Chiamarla storia è un insulto sia alla storia che alla finzione.
Vladimir Nabokov Lezioni di letteraturaNell'universo dell'utilitarismo, infatti, un martello vale più di una sinfonia, un coltello più di una poesia, una chiave inglese più di un dipinto: perché è facile capire l'efficacia di uno strumento mentre diventa sempre più difficile capire a cosa possa servire la musica, la letteratura o l'arte.
Nuccio Ordine L'utilità dell'inutileIl senso della vita cambia di continuo, è in movimento. Come ogni significato. Come la buona letteratura.
Jon Fosse
Lo spazio letterario di Maurice Blanchot
In questo saggio, Blanchot esplora il concetto di scrittura come spazio di assenza e silenzio, influenzato dalle idee di Mallarmé sulla disintegrazione del linguaggio.
La preparazione del romanzo di Roland Barthes
Barthes discute la tensione tra scrittura e silenzio, esaminando come gli scrittori affrontano la crisi del linguaggio e l’autoannientamento letterario, temi centrali in Mallarmé.
Mallarmé: La lucida follia della poesia di Giuseppe Grasso
Questo libro offre un’analisi approfondita delle opere di Mallarmé, focalizzandosi sulla sua concezione del linguaggio poetico come mezzo per raggiungere il silenzio e l’innocenza delle parole.
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