Quando le nubi viaggiano, non si curano delle figure che formano, non sono connaturate a esse: la loro natura, la loro essenza come corpi è di seguire l’urto del vento, le figure esistono solo per l’osservatore. Un torrente che precipita in basso sulle pietre nulla sa dei vortici, delle onde e dello spumeggiare che fa vedere: la sua natura sta nel seguire la gravità, quelle forme ci sono solo per noi. Il ghiaccio sul vetro della finestra si forma secondo le leggi della cristallizzazione, che sono la sua natura: gli alberi e i fiori che forma esistono solo per noi.
Ciò che appare in nuvole, torrente e cristallo è l’eco più debole di quella volontà che appare e si oggettiva in modo più compiuto nella pianta, più compiuto ancora nell’animale e al sommo della compiutezza nell’uomo. La forma della sua apparenza in questa forma più compiuta è la storia del genere umano, il mutare delle epoche, le forme infinite della vita umana in vari paesi e secoli; ma tutto questo è solo la forma dell’apparenza della volontà, è estraneo e inessenziale come lo sono per le nubi le figure che formano, eccetera. Tutto ciò appartiene alla volontà (ossia all’intima essenza del mondo) solo in quanto essa appare, e in generale appare nella forma del principio di ragione sufficiente; per l’essenza della volontà ogni storia e ogni evento sono estranei e contingenti, la sua essenza è di volere, ossia di volere vivere; per il soggetto del conoscere questo volere diviene oggetto nelle idee: le idee appaiono in tempo, spazio, causalità, in breve secondo il principio di ragione sufficiente; ciò dà eventi, storia, epoche. Ma questi sono vuoti e senza significato per l’essenza della volontà; quel che in ogni storia si rivela, il voler vivere e quel che ciò reca con sé, quindi le idee che sono dovunque nella storia tutta, sono la vera e propria apparenza della volontà, quindi il vero mondo; sono la volontà conosciuta, la volontà per il soggetto del conoscere. Per il soggetto in quanto è chiuso nel principio di ragione sufficiente appaiono come storia, successione di eventi nel tempo. Ma l’aspetto che hanno, secondo la proporzione reciproca delle loro parti, come sono concatenate, è indifferente e inessenziale alle idee che vi appaiono e alla volontà che appare nelle idee, così come lo sono alle nuvole le figure che formano, al torrente la forma del suo vortice, al fluido che si solidifica la forma dei cristalli sulla finestra.
Il mondo è l’obiettità della volontà (di vivere). L’apparenza più forte della volontà è l’impulso sessuale: è l’eros degli antichi, il principio del mondo, il creatore, e lo stesso significa la Māyā degli Indiani.
La Māyā, ciò che si genera perennemente e non è mai essere di Platone, l’apparenza di Kant, sono un’unica e medesima cosa, sono questo mondo in cui viviamo, siamo noi stessi, in quanto ne facciamo parte. Questo non lo si è ancora riconosciuto.
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