L’elaborazione della domanda
Con il termine angoscia [Angst] non intendiamo l’ansietà (Ängstlichkeit) assai frequente che in fondo fa parte di quel senso di paura che insorge con fin troppa facilità. L’angoscia è radicalmente diversa dalla paura. Noi abbiamo paura sempre di questo o di quell’ente determinato, che in questo o in quel determinato riguardo ci minaccia. La paura di… è sempre anche paura per qualcosa di determinato. E poiché è propria della paura la limitatezza del suo oggetto e del suo motivo, chi ha paura ed è pauroso è prigioniero di ciò in cui si trova. Nel tendere a salvarsi da questo qualcosa di determinato, egli diventa insicuro nei confronti di ogni altra cosa, cioè, nell’insieme, «perde la testa».
L’angoscia non fa insorgere più un simile perturbamento. È attraversata piuttosto da una quiete singolare. Tuttavia l’indeterminatezza di ciò di cui e per cui noi ci angosciamo non è un mero difetto di determinatezza, bensì l’essenziale impossibilità della determinatezza.
Nell’angoscia, noi diciamo, «uno è spaesato». Ma dinanzi a che cosa c’è lo spaesamento e cosa vuol dire quell’«uno»? Non possiamo dire dinanzi a che cosa uno è spaesato, perché lo è nell’insieme. Tutte le cose e noi stessi sprofondiamo in una sorta di indifferenza.
Per questo, in fondo, non «tu» o «io» ci sentiamo spaesati, ma «uno» si sente spaesato. Resta solo il puro esser-ci che, nel turbamento di questo essere sospeso, non può tenersi a niente.

Crediti
 Martin Heidegger
 Che cos'è metafisica?
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