Isabelle è figlia dell’età dei nervi. L’infermità nervosa è legata all’esistenza apatica dell’universo. L’individuo è reso pazzo dall’esitenza stessa del mondo, di cui si è reso conto. C’è sicuramente una pazzia originaria. Ricordo certe affermazioni di Schelling. La malattia nervosa, oggi, sempre più privata della sua sostanzialità da quelli che se ne occupano, nasce dal trauma stesso dell’esistenza del mondo e nello stesso tempo dal violento desiderio di fare a pezzi qualcuno. Entrambi modalità del principio distruttivo. La terapia invece, è una pietosa bugia detta, così all’ingrosso, pour gagner le pain… La malattia dalla quale dovremmo guarire è nientemeno che la stessa inguaribile esistenza dell’universo. Il duro colpo assestatoci in illo tempore. La terapia in effetti si autodenuncia come superflua e pretestuosa, come ogni altra pratica codificata. L’appello terapeutico non può salvarci. La terapia fallisce perché non può guarire dall’esistenza del mondo. L’adattamento alla società è ciò che resta di un’impresa disperata che mantiene vivo il sostanziale inadattamento.Oggi che la società ti cura, stai fresco. Bisogna invece lasciare che nell’infermo esplodano tutte le potenzialità del malanno in modo che raggiunga quella distruzione che infine lo appagherebbe. Ma in ogni terapia vi è insito il principio affermativo del sociale, in fede del quale il terapeuta ha mano libera. Costui non ha mai sentito parlare di una salute che passa attraverso la rinuncia ad essa.
La nascita della medicina moderna, per la quale la verità è la salute, l’esagerata influenza che essa acquista rapidamente, lo spazio che occupa, tutto ciò va assieme allo sviluppo senza limiti dell’autoconservazione. Il presupposto generale di questa attività›› ebbe a dire Max Weber parlando della medicina è… che sia considerato positivo, unicamente come tale, il compito della conservazione della vita e della riduzione al minimo del dolore. E ciò aggiungeva è problematico (Il lavoro intellettuale come professione). Problematica è la scatenata volontà di vivere alla quale il progetto della medicina moderna è connesso. Problematica, è, in quanto tale, la salute come verità. La stessa esistenza del medico attesta, del resto, che c’è qualcosa per cui la società gli sfugge, e soprattutto sfugge al suo naturale rappresentante, il politico. Ma con un doppio salto mortale la politica introietta la malattia, e quindi il medico, nell’ordine di sua pertinenza. La salute diventa un fatto politico. Il medico diventa politico a sua volta. Partecipa alla celebrazione dell’imperfezione umana fatta dalla politica per celebrare la propria necessità. Egli è rimasto fermo all’età della vita. Nietzsche, come se l’avesse previsto, indicò un’altra strada: naufragare nella propria malattia.
(A proposito, vi informo che Franz Joseph Gall dichiarò che il cranio di Sade era simile in tutto a quello di un Padre della Chiesa: Ecce medicus).
Quel guizzo di vita che si dice si spenga con la morte è già spento. Un’apatia in grande stile percorre la scena. Si spegne anche il timore della morte che la teneva in vita. La morte non temuta diventa banale, roba da medici.
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