E quando tornai a New York, nel 1942, incominciò subito a imperversare l’epoca di Mc.Carthy e per molti fu assai difficile entrare nelle università. Però io feci lezione alla New School for Social Research, non come ordinario ma come lettore. Certo, prima di avere il permesso di parlare di filosofia dell’arte – era considerata il mio field – fui interrogato indescrivibilmente a fondo e senza pudori per stabilire quanto bene conoscessi Brecht e quanto Eisler, se ero d’accordo con le tesi di filosofia dell’arte di Eisler…Insomma, riuscii a entrare e tenni le mie lezioni che per altro in America erano una primizia, tanto che portai perfino dei dischi (analizzavo con gli studenti i Lieder di Schubert) e delle riproduzioni di quadri (ho interpretato con loro il Segen jakobs di Rembrandt). Tutte e due le cose nello stesso ciclo di lezioni, fatto che, naturalmente, nella terra classica della suddivisione del lavoro sembrava sensazionale ma anche sospetto. Là si veniva considerati solidi solo se, oltre a un’unica, minima, specializzazione, non si sapeva nient’altro. La mancanza di cultura generale era criterio di attendibilità. In confronto, gli stupidi specializzati europei sono quasi degli universalisti.
Lezioni e ostacoli: la lotta per la libertà accademica
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