Per la maggior parte delle persone la felicità consiste nel vivere bene. Ma una vita fatta di soli piaceri fisici, avverte Aristotele, è una vita di bestie. Qualcuno più evoluto pensa che la felicità possa consistere negli onori ovvero nelle ricchezze, nel potere o nei simboli del potere. Questi piaceri, obietta ancora Aristotele, sono gratificazioni solo per modo di dire, in quanto rimangono esterni all’individuo senza arricchirlo davvero. Per Platone la felicità era l’Idea del Bene, del Bene in sé, come lo chiamava lui, una qualcosa cioè di separato, che proprio in quanto separato diventa irraggiungibile. Aristotele, in questo, bisogna convenire, era più pratico di Platone. Per lui il bene consiste nel realizzare l’attività che ci è peculiare. Che vuol dire? Che se per l’occhio il massimo del bene è il vedere e per l’orecchio il sentire, per l’uomo il massimo del bene consisterà nello svolgere quelle funzioni che sono proprie degli uomini.
L’Idea del Bene in sé
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