L’identità attraverso l’Altro
Quella porta! Quel buio! Gli occhi chiedono luce. Quel buio è totalmente altro da me, ignoto, imprendibile, indicibile. Altro, totalmente altro, al punto da negare il mio io. Eppure non mi sono mai sentito io come adesso.
Ho usato molto la parola io, ma era sempre in funzione di cose da fare, di cose particolari. Ora la parola Io, messa di fronte al buio dell’Altro da me, acquista un significato diverso. Morire coglie l’io in tutta la sua completezza. Non è una cosa da fare tra le altre. È una cosa unica e irripetibile. Paradossalmente di fronte a quell’altro emerge una mia identità piena, finora sconosciuta, che comprende tutta una vita, non un frammento. Ho paura di questa identità che va compiendosi e ne sento tutta la inadeguatezza.
La presenza di quella porta all’altro da sé, mi fa riflettere sul fatto che in fondo non è la prima volta che mi si presenta. In fondo in ogni rapporto d’amore si è riproposta come la porta misteriosa al mistero dell’altro. E l’altro chiunque sia stato, è sempre stato imprendibile e indicibile e tutto questo ha costituito la bellezza e l’insoddisfazione dell’amore.
Mi accorgo che il luogo dove vedere se stessi sono gli occhi dell’altro, altrimenti se uso uno specchio colgo solo immagini o idoli o finte alterità. Credo, arrivato a questo punto, che l’itinerario del vivere sia proprio quello di guardare la propria identità solo attraverso l’altro. Un altro che non cessa di far paura e di essere sempre più bello. Il passare quella porta, quel buio è gettarsi dentro un Altro. In fondo altro non è che il momento autentico dell’amore che mi ha fatto essere e crescere. C’è qualcosa di dolce oltre che di terribile a questo pensiero.
Il vedrò Dio faccia a faccia forse si potrebbe intendere come vedrò quello che sono negli occhi del mio totalmente altro. In ogni amore è presente la morte di sé per affermare l’altro e risorgere nuovo in lui, ma anche nella morte è presente la stessa cosa.

Crediti
 Maria Luisa Zannini
 Riflessioni sulla morte davanti al monumento a Canova
 SchieleArt •   • 




Quotes per Egon Schiele

Assapora il Rosso! Fiuta bianchi venti cullanti, osserva l'universo: guarda il sole, le stelle che gialle scintillano, finché ti senti appagato e devi chiudere gli occhi. Mondi cerebrali ti circondano di faville nei tuoi recessi. Lascia vibrare in te le dita interiori, tasta quell'elemento che devi cercare quando barcolli assetato, siedi balzando, giaci correndo, sogni giacendo, vegli sognando. Febbri divorano fame e sete e malavoglia, il sangue scorre e congiunge.

Essere artista equivale a declinare la propria appartenenza d'elezione alla schiera del superominismo della fragilità. Laddove la fede strenua, incrollabile nell'urgenza creativa delle proprie opere, nell'impossibilità (spesso mista all'incredulità) a credere che la propria arte non sia quantomeno necessaria si scontra con l'incomprensione, la grettezza, le fatiche del sopravvivere.

Accogli le mie sincere condoglianze per la tua perdita.  Lettera a Anton Peschka

Ma contro gli dei non ci si può ribellare, per lo meno non quando hanno aperto le porte verso la libertà.

È attraverso la corrispondenza che possiamo comprendere la vita e l'arte di Schiele  Letters of Egon Schiele


Riferimenti