Ci sono scrittori, avevo detto a Gambetti, che entusiasmano il lettore, quando li legge per la seconda volta, in misura assai più grande della prima volta, con Kafka mi accade ogni volta. Conservo Kafka nella memoria come un grande scrittore, avevo detto a Gambetti, ma rileggendolo ho avuto assolutamente l’impressione di averne letto uno ancora più grande. Non sono molti gli scrittori che alla seconda lettura diventano più importanti, più grandiosi, la maggior parte di loro li leggiamo per la seconda volta vergognandoci di averli letti anche una sola volta, ci accade con centinaia di scrittori, non con Kafka e non con i grandi russi Dostoevskij, Tolstoj, Turgenev, Lermontov, non con Proust, con Flaubert, con Sartre, che annovero tra i più grandi. Trovo non sia male il metodo di leggere una seconda volta gli scrittori che abbiamo letto una volta e ci hanno segnato, perché a quel punto o sono quelli ancora più grandi, ancora più importanti, oppure non val più la pena di parlarne. In questo modo evitiamo di portarci in testa per tutta la vita un’immensa zavorra di letteratura, che alla fine fa ammalare, ammalare a morte questa nostra testa, avevo detto questo a Gambetti al Pincio.
L’immensa zavorra di letteratura
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