Spesso mi capita di notare quanto gli uomini diano scarsa importanza alle parole. Mi spiego meglio. Un uomo semplice (per «semplice» non intendo sciocco, ma uno che non si distingue dagli altri) ha un’idea, critica un’istituzione o un’opinione diffusa; sa che la stragrande maggioranza la pensa diversamente e perciò ritiene che non sia il caso di parlarne, consapevole che le sue parole non cambieranno nulla. È un grosso errore.
Io mi comporto diversamente. Per esempio condanno la pena di morte. Quando se ne presenta l’occasione, lo dichiaro apertamente, non perché pensi che, se lo dico io, domani stesso gli Stati l’aboliranno, ma perché sono convinto che, dicendolo, concorro al trionfo della mia opinione.
Non importa se non si è d’accordo con me. Le mie parole non saranno gettate al vento. Forse qualcuno le ripeterà e può darsi che arrivino a orecchie che le ascoltano e le incoraggiano. Può darsi che qualcuno fra chi oggi non è d’accordo con me, se ne ricorderà – in circostanze favorevoli, in futuro e, in concomitanza con altri casi, se ne convincerà, o per lo meno metterà in crisi il suo parere contrario. Lo stesso vale anche per diverse altre questioni di natura sociale, e soprattutto per alcune altre che richiedono un’Azione. So di essere timido e non in grado di poter agire. Ecco perché mi limito a parlare. Ma non credo che le mie parole siano inutili. Ci sarà qualcun altro che agirà. Ma le tante parole, le parole di un tipo introverso come me, gli faciliteranno il compito. Gli preparano il terreno.
L’importanza delle parole nel cambiamento sociale
Crediti
Quotes per Konstantinos Kavafis
Ancora nessun commento