Egon Schiele ⋯ Mother and DeathI classificatori di cose, che sono quegli uomini di scienza la cui scienza consiste solo nel classificare, ignorano in generale che il classificabile è infinito e che dunque non si può classificare. Ma ancora di più mi stupisce che costoro ignorino l’esistenza di classificabili incogniti, cose dell’anima e della coscienza che abitano negli interstizi della conoscenza. Forse perché io penso troppo o sogno troppo, non distinguo fra la realtà esistente e il sogno, che è la realtà inesistente. (…) E così intercalo nelle mie riflessioni sul cielo e sulla terra cose che non brillano di luce solare e che non si calpestano con i piedi: le meraviglie fluide dell’immaginazione. M’indoro di tramonti ipotetici, ma l’ipotetico è vivo nella supposizione. (…) Ho un’anima per varie ipotesi, ma quelle ipotesi hanno un’anima loro e perciò mi offrono l’anima che hanno.
Non c’è altro problema se non quello della realtà, e questo problema è insolubile e vivo.
Che so io della differenza fra un albero e un sogno? Posso toccare l’albero; so di avere il sogno. Cos’è questo, nella sua verità?

Crediti
 Fernando Pesso
 Il libro dell'inquietudine
 SchieleArt •  Mother and Death • 1911



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