La stessa Opera sa farsi strada da sé
La lingua vuole essere accordata come un violino; e proprio come l’eccesso o il difetto di vibrazioni nella voce del cantante o il tremito della corda falsifica la nota, l’eccesso o il difetto nelle parole guasta il messaggio.

Musicalità di un linguaggio inebriante, che si fa stile inconfondibile, ed è quello di Oscar Wilde. Grande compositore e scompositore allo stesso tempo, per quella padronanza della lingua, tanto da rendere fantastico il reale e viceversa, come ne Il ritratto di Dorian Gray. Un vissuto che si snoda nell’immagine, che ritratta mostra i segni del decadimento e dei misfatti, mentre la propria resta intatta, come fosse né scalfita né vissuta. E sarà proprio questo singolare fenomeno, a rendere lo specchio ineludibile, costringendo l’osservatore a farsi osservato. E poi di nuovo, dentro e fuori, essere e apparire, dicotomia danzante di parole, che si srotolano in dialoghi accattivanti, che nel dare uno scossone alla vita, la rimettono in circolo. La sua opera più famosa questa, cinta dagli aforismi in forma di prefazione, così ben combinati tra loro, tanto da incorniciare l’opera e preservarla in un certo senso, da sguardi opinabili. Sapeva bene chi scriveva a cosa andava incontro, spingendo quella supremazia degli artisti sulle leggi morali, in quella che era la sua epoca, e cioè, l’Inghilterra vittoriana. Tant’è, che appena pubblicato, la critica lo accolse con scandalo e furiose polemiche. Mi chiedo perché mai, ci si infervori così tanto contro e a respingere ciò che è, un po’ come dire: quando è fatta è fatta, è vita, perché mai non lasciarla passare? Paura di ciò che resta mentre noi saremo spazzati via, assieme alle nostre opinioni o critiche che siano? E non è già Morte quella Vita respinta da cui non ci lasciamo attraversare? Eh già, perché l’opera resta, e non certo per il successo mondano e di pubblico, come apparentemente si mostra e pure in qualche modo è, ma perché la stessa Opera sa farsi strada da sé, per quella metà dell’arte nel rilevarla allo scomparire dell’artista. Non hanno davvero nulla da invidiare questi Creatori, semmai, tutto da insegnare passando e non… influenzando.

– Lord Henry, è vero che avete una pessima influenza, come racconta Basil?
– La buona influenza non esiste, Mr. Gray. Qualunque influenza è immorale: immorale dal punto di vista scientifico.
– Perché?
– Perché influenzare qualcuno significa dargli la propria anima. Egli non pensa più i suoi pensieri naturali; le sue virtù non sono più naturali per lui e i suoi peccati, se i peccati esistono veramente, sono presi a prestito. Diventa l’eco di una musica altrui, l’attore di una parte che non è stata scritta per lui. Lo sviluppo di noi stessi è lo scopo della vita; ciascuno di noi è al mondo per tradurre perfettamente in realtà la propria natura. Oggigiorno la gente ha paura di sé stessa. Tutti hanno dimenticato quello che è il più alto di tutti i doveri, il dovere che abbiamo verso noi stessi. Sono caritatevoli, certo; danno da mangiare agli affamati e vestono gli ignudi, ma le loro anime restano affamate e nude. Il coraggio è scomparso dalla nostra razza; in realtà forse non l’abbiamo mai avuto. Il terrore della società che è la base della morale e il terrore di Dio che è il segreto della religione sono le due cose che ci governano. E pure…

Un breve assaggio, con tanto di sospensione che, dovrebbe, per chi di qua pende, cioè io nella prospettiva altrui, stuzzicare di molto l’appetito. Iniziando dagli aforismi: frasi da centellinare, come anche i dialoghi che si intercalano nello stesso romanzo, rendendolo così, affascinante sempre. E come sempre lo è, quando l’acume del genio si fa scrittura.

Crediti
 Anna Maria Tocchetto
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Quotes per Anna Maria Tocchetto

Un'opera d'arte è la coincidenza del dentro e fuori dell'artista, il punto di equilibrio, è ciò che non lascia residui, possibilità d'interpretazione. La vedi, e sai che è un'opera d'arte, perché hai perso la parola; tu non ci sei più, come l'artista del resto, si è fatto da parte, affinché questa sia. Unico punto d'incontro, umano e artistico, che sia in un dipinto, in una scultura, in un romanzo o in un rapporto di amicizia o amore.

Il profilo della sorella Gertie eseguito circa a 16 anni evidenzia il talento artistico, la gestualità dell'anima estremamente grafica, si legge il disegno preparatorio, l'uso del pennello asciutto per ottenere l'effetto di striatura. Nel primo periodo esegue autoritratti e ritratti nel contesto familiare … è solito avere come modella la sorella minore Gertie, vista come perfetta, grazie alla sua pura bellezza luminosa e al suo corpo adolescente…

Inconsapevolmente, fermi nell'attesa con lo sguardo fisso alla meta, oppure consapevolmente, sapendo che Godot potrebbe anche non arrivare e quindi, non perdere tutto ciò che è nel tempo dell'attesa; e chissà, che in questo modo, Godot non arrivi veramente e non sia proprio chi stavi aspettando nell'inverosimile, anche perché, strada facendo, hai accolto anche quelli che di Godot non avevano nulla. Non è vero che Godot non arriva, siamo noi a essere ciechi, perché gli avevamo dato un solo volto, mentre ne ha infiniti.

Oltre il fatto, non c'è mai altro, se non le striature di diverso colore che fuoriescono nel momento che questo ci attraversa, e il tutto conservato nella memoria soggettiva e collettiva, seppur strettamente individuale e incomprensibile anche per noi stessi, tant'è che interpretiamo.

Chi pensa di non rispondere, psicologicamente parlando, risponde comunque con la paura e i pregiudizi. Non si può non comunicare, di conseguenza, non si può non rispondere, per cui, non è una questione di maleducazione né il suo contrario - invenzione questa, del pensiero che viaggia sugli opposti e sulla speculazione - ma dell'essere che pensa di farsi nulla e che nulla non può essere: sempre lascia qualcosa di sé come risposta, e ancor più vera, proprio perché taciuta.