Dopo la Prima guerra mondiale, in Germania e nel resto d’Europa, si diffuse un nuovo clima culturale, permeato dalla critica, alla fede ottimistica nella scienza e nel progresso, che aveva caratterizzato il secolo precedente. Le grandi impalcature del pensiero, come il positivismo, l’idealismo, il marxismo, non sono più capaci d’interpretare il presente, e la filosofia si apre nuove strade. Uno dei filosofi che si trova ad attraversare queste intemperie culturali, è Carl Jaspers, insieme con alcune delle più grandi personalità del tempo, in particolare, Edmund Husserl. Husserl, vissuto a cavallo dei due secoli, con la fenomenologia influenzò tutti i pensatori e le correnti europee della prima metà del Novecento. La sua critica al pensiero positivista, per il fatto, che ha ridotto l’uomo a semplice oggetto tra gli oggetti, dove l’esistenza umana, altro non è, che il prodotto della ragione scientifica, è il punto di partenza della sua riflessione. Ulteriori contributi, vennero da un altro importante studioso, Wilhelm Dilthey, filosofo e psicologo, nonché fondatore dello storicismo tedesco, il cui ambito preferenziale è la storia intesa come cultura e come vita. Dilthey, mise a fuoco, quelle che sono le differenze, fra l’oggetto d’indagine delle scienze dello spirito, rispetto a quello delle scienze naturali, in quanto, se in quest’ultime si parte dal dato per individuare le leggi generali, nelle altre, si deve prendere le mosse, dall’esperienza vissuta, in tedesco erlebnis. Grazie a questi riferimenti e alla più lontana eredità di Nietzsche e Kierkegaard, il filosofo psichiatra di Heidelberg, s’inserisce nel pensiero critico del tempo e apre la riflessione sulla questione dell’esistenza umana, nel limite della trascendenza. Torniamo alla fenomenologia, termine che proviene da due parole greche: Phainomenon, ciò che si manifesta e logos, discorso. Il discorso, dunque, che descrive il modo in cui si presenta e manifesta la realtà: poiché le cose, non si presentano tutte nello stesso modo, e la maniera in cui si manifestano e si contrappongono a noi, dipende da come noi ci disponiamo nei loro confronti, ecco che diviene necessario, studiare il nostro modo di rapportarci agli oggetti, ovvero, quella che è, la vita intenzionale della coscienza. Husserl afferma, che per dare una descrizione fenomenologica dell’oggetto, bisogna che il soggetto assuma un atteggiamento puro, privo di ogni pregiudizio derivante dal senso comune o dal sapere colto. Il filosofo di Friburgo chiama quest’atteggiamento epochè, sospensione del giudizio. Da qui, la critica della fenomenologia, al naturalismo delle scienze, le quali, assumono automaticamente l’esistenza del mondo e dell’uomo. In Francia, con Sartre e soprattutto con Merleau-Ponty, la riflessione fenomenologica, s’incentra sulla corporeità; il fondamento dell’esperienza, non è la coscienza pura ma il corpo percettivo, quello che i tedeschi chiamano leib e si differenzia da körper, il corpo morto. La coscienza, infatti, è definita dai suoi limiti corporei, sociali e storici, nonché dalla relazione con altri corpi, altri uomini. In conformità a quest’analisi, il metodo fenomenologico ha apportato nuove vie di comprensione dei fenomeni in tutte le scienze dell’uomo, giungendo così, a quella che sarà, la corrente filosofica del Novecento, e che prende il nome di esistenzialismo, di cui, Carl Jaspers è considerato il principale precursore. L’esistenzialismo è un movimento che riunisce pensatori diversi come Heidegger in Germania, Sartre e Merleau-Ponty in Francia, e che concepiscono la filosofia, non come sapere sistematico e astratto ma come impegno di ogni singolo uomo, a cercare il significato del suo essere al mondo. Nelle origini del pensiero esistenzialista, troviamo pure, filosofi e scrittori come Kierkegaard, Nietzsche, Dostoevskij, Kafka. Tracce di una visione esistenziale del vivere umano portano anche più in dietro nei secoli fino a Pascal e Sant’Agostino. Nel secondo dopoguerra, soprattutto in Francia, l’esistenzialismo si presenta come una filosofia della crisi, e una risposta al disfacimento dei sistemi di valori e delle impalcature del pensiero. In questo clima, la ricerca del senso dell’esistenza, diventa costume, passando per la moda, tagli di capelli corti delle ragazze, decisamente mascolini, e l’abbigliamento in nero dei ragazzi; esprimendosi altresì, attraverso la musica, ricordiamo, le canzoni di George Brassens, come per il teatro, il cinema, Robert Bresson e alcuni dei suoi film: Les auges du peche Journal d’une curé de campagne Les dames dubbois de Boulogne, e di certo, non manca la letteratura, come nei romanzi di Sartre, Simone de Beauvoir, Albert Camus e le poesie di Jacques Prevért e Paul Eluard.
Che mai divieni tu
perché questi capelli bianchi e rosa
perché questa fronte
questi occhi straziati e strazianti.
Il grande equivoco delle nozze di radium
la solitudine mi incalza con il suo livore.
Come fenomeno sociale giovanile, l’esistenzialismo ha anticipato alcuni tratti dei fenomeni degli anni Cinquanta e Sessanta: la cultura rock e la contestazione. Come corrente filosofica ha esercitato un’influenza duratura su tutto il pensiero europeo del Novecento.
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Un’opera fondamentale dell’esistenzialismo, che esplora il concetto di essere e il rapporto dell’uomo con il tempo. Heidegger, come Jaspers, si è distaccato dalle tradizioni filosofiche precedenti per sviluppare una nuova visione dell’esistenza umana.
Il mito di Sisifo – Albert Camus
Camus, uno dei principali esponenti dell’esistenzialismo, discute l’assurdità della vita e la ricerca di significato, temi centrali anche nella filosofia di Jaspers e nella critica alla fede ottimistica nella scienza e nel progresso del primo Novecento.
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