Un’immersione nell’inconscio di Schiele
L’Autoritratto con testa abbassata, dipinto nel 1912, non si presenta come una semplice effigie dell’artista, bensì come un’intensa immersione nelle profondità del suo animo, una spietata autoanalisi che rivela la sua profonda esplorazione della psiche e la sua focalizzazione sulla crisi dell’individuo, temi centrali dell’Espressionismo. L’opera conduce lo spettatore in un viaggio introspettivo, offrendo uno sguardo privilegiato sulle tensioni interiori e le angosce esistenziali che tormentavano Schiele. L’analisi dell’immagine rivela immediatamente la postura peculiare del soggetto: la testa abbassata, quasi reclinata sul busto, e lo sguardo rivolto al di fuori dell’immagine in un movimento contrario alla direzione del capo creano un effetto di vortice, come efficacemente descritto nel testo: La testa abbassata e lo sguardo diretto fuori dall’immagine in un movimento contrario fanno risaltare le mezzelune bianche degli occhi sotto le sopracciglia nere con intensità diabolica, producendo un effetto simile a un vortice. Questo contrasto tra la direzione del capo e quella dello sguardo accentua il senso di disagio e di inquietudine che pervade l’intera composizione. Le mezzelune bianche degli occhi, accentuate dalle sopracciglia nere e marcate, emergono con una forza espressiva dirompente, catturando lo sguardo dello spettatore e trasmettendo un’intensità quasi febbrile.
Il forte contrasto tra la carnagione scura del volto, resa con tonalità terrose e ombre marcate, e lo sfondo bianco, che si fonde quasi con la camicia, aggiunge un ulteriore elemento di drammaticità e di straniamento. Questa scelta cromatica accentua la sensazione di isolamento e di vulnerabilità del soggetto, come se fosse sospeso in uno spazio indefinito, privo di riferimenti concreti. La postura della testa e il gesto caratteristico delle dita distese, che sembrano quasi artigli, come evidenziato nel testo: Questo autoritratto con il suo aspetto grottesco e sinistro è stato creato in relazione al dipinto *Eremiti*: la postura della testa e il caratteristico gesto con le dita larghe sono riflessi nella figura di sinistra dell’opera su larga scala., sono ripresi dalla figura di sinistra del dipinto Eremiti, suggerendo una riflessione sul sé in relazione a temi più ampi come l’isolamento spirituale, la ricerca di un significato esistenziale e la condizione dell’uomo solo di fronte al proprio destino. La pennellata, nervosa e frammentata, contribuisce a creare un’atmosfera di tensione e di precarietà, riflettendo l’instabilità emotiva del soggetto.
L’opera esplora temi quali l’autorappresentazione, la crisi dell’individuo, l’isolamento e la ricerca di un significato esistenziale. Attraverso i suoi numerosi autoritratti, Schiele si mette in scena, esplorando la vasta gamma di gesti ed espressioni facciali, come sottolineato dal testo: Le fotografie scattate dall’artista Anton Josef Trčka (1893–1940) confermano che Schiele usava non solo specchi ma anche macchine fotografiche per esplorare l’intera gamma di gesti ed espressioni facciali. e Durante la sua vita, Schiele creò circa 200 autoritratti, la maggior parte tra il 1910 e il 1914.. A partire dal 1910, l’artista sviluppò la propria, caratteristica forma di Espressionismo, concentrandosi sulla crisi dell’individuo, un tema che permea tutta la sua produzione artistica. La connessione con Eremiti suggerisce una riflessione sul sé in relazione a temi più ampi come l’isolamento, la spiritualità e la ricerca di un significato esistenziale, una ricerca che si manifesta attraverso un’intensa introspezione e un’esplorazione spietata della propria interiorità. La forza espressiva dell’opera colpisce lo spettatore con immediatezza, trasmettendo un senso di profonda inquietudine e introspezione, invitandolo a confrontarsi con le proprie paure e le proprie angosce.
L’opera si colloca nel contesto dell’Espressionismo, caratterizzato da una profonda introspezione e da una rappresentazione della crisi esistenziale, attraverso l’uso di forme distorte, colori intensi e una pennellata vibrante. Schiele fu estremamente prolifico nella produzione di autoritratti, realizzandone circa 200, principalmente tra il 1910 e il 1914. Questo dato sottolinea l’importanza centrale che l’autorappresentazione rivestiva nel suo percorso artistico, come strumento di autoanalisi, di catarsi emotiva e di espressione della propria interiorità. Schiele non si limitava all’uso dello specchio per i suoi autoritratti, ma si avvaleva anche di fotografie scattate dall’artista Anton Josef Trčka per studiare la gamma completa delle proprie espressioni e gesti, testimoniando una meticolosa ricerca dell’autenticità espressiva e una profonda consapevolezza del potere comunicativo del corpo.
Titolo: Autoritratto con testa abbassata
Titolo: Self-Portrait with Lowered Head
Data: 1912
Stile: Espressionismo
Tecnica: Olio su tavola
Dimensioni: 42.2×33.7 cm
Firma: Firmato e datato in basso a destra: EGON SCHIELE 1912
Provenienza: Donazione al Leopold Museum nel 1994; Precedentemente appartenuto a Margarethe Scheider e Rudolf Leopold.
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