Intervistatore: La morte, che cos’è?
Severino: Per l’Occidente è l’annientamento delle cose e dell’uomo, ma nell’apparire del Destino, la morte è il contenuto di uno dei modi in cui si presenta la follia dell’Occidente, la persuasione di morire è stata inventata dai Greci. Prima dei Greci si muore in modo diverso, perché non si pensa al «niente». Con i Greci si incomincia a morire in modo radicale nel senso che si incomincia a pensare che il morire sia andare nel «niente». Questa è la follia. La morte è uno dei contenuti emergenti della follia. Questo non vuol dire che non si presentino nell’apparire delle cose tutti quei fenomeni che noi diciamo, malattia, decrepitezza arresto, ma anche tutte queste forme sono esse stesse come l’«istante», nulla si annienta, neppure le forme orribili dell’esistenza. Siccome morte vuol dire «annientamento delle situazioni» l’ultimo annientamento è quello della vita nella sua interezza. Quando io divento infelice, muore la felicità, vuol dire che si annienta la felicità. Ecco, quando lei mi domanda che cos’è la morte – rispondo – la morte non è un’oggettività, è l’immagine che si presenta nel sogno della follia, cioè la persuasione di annientarsi, e anche la nascita, che è uscire dal «niente»…
Intervistatore: Ma lei ha paura di morire?
Severino: Come individuo, con la mia storia occidentale nel sangue, come «non verità», anch’io sono impastato della stesa materia di tutti gli altri, quindi, anch’io posso temere la morte. Ma l’individuo non è quello che conosce la verità. Bisogna rovesciare questo concetto che io sono, qui, un fascio di luce che coglie la verità…Sono incluso nell’apparire del destino. L’individuo è «non verità», non può essere santificato, non c’è possibilità di una salvezza dell’individuo in quanto individuo.
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La polizia inventa più di quel che scopra.
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Stupore! nella nebbiaaprirsi un varco!
Ciotti e bronchi, ognuno sta solo,
un albero non sa dell'altro,
ognuno è solo.
Pieni di volti la ter
ra
quando la vita splendeva.
Oggi discende la nebbia
Come una torbida vela.
Ed è lunga fatica vana
chi la tenebra non sa;
labile labile piana,
le ombre allontana e disfa.
Stupore! nella nebbia
aprirsi un varco!
Vivere è durare da solo,
un uomo non vede l'altro:
ognuno è solo.
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Mi sentivo estraneo a tutto, incapace di comunicare il mio dolore
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Romanzo, Filosofia, EsistenzialismoSe sapessi che è stato di quel sogno ⋯
Nell'alba dubitante ho avuto un sogno.
So che nel sogno c'erano più porte.
Il resto l'ho perduto. Il mio risveglio
ha lasciato svanire stamattina
quella favola intima che adesso
è più inafferrabile dell'ombra
di Tiresia o di Ur dei Caldei
o dei corollari di Spinoza.
Ho passato la vita decifrando
i dogmi che avventurarono i filosofi.
È noto che in Irlanda un uomo disse
che l'attenzione di Dio, che mai dorme,
raccoglie eternamente ogni sogno
ogni vuoto giardino ed ogni lacrima.
Continua il dubbio e la penombra cresce.
Se sapessi che è stato di quel sogno
che sognai, o che sogno aver sognato,
saprei tutte le cose.
Jorge Luis Borges La cifra
Poesia, Letteratura argentina, Narrativa filosoficaLa confessione delle colpe altrui ⋯
Confessare. L'ammissione delle altrui colpe è uno dei più nobili doveri a noi imposti dall'amore per la verità.
Ambrose Bierce Il dizionario del diavolo
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L’essenza del nichilismo di Emanuele Severino
Quest’opera è uno dei pilastri del pensiero di Severino e approfondisce il tema centrale accennato nell’intervista. L’autore analizza il nichilismo non come una corrente filosofica, ma come l’essenza stessa del pensiero occidentale, a partire dai Greci. La follia di cui parla è la credenza che l’essere possa diventare nulla e il nulla possa diventare essere. Il libro smonta questa persuasione, mostrando come essa pervada ogni aspetto della nostra civiltà, dalla scienza alla politica, e propone la via del Destino della Verità: l’eternità di ogni ente.
Sulla natura di Parmenide
Il poema di Parmenide di Elea è il punto di partenza imprescindibile per comprendere la critica di Severino all’Occidente. È qui che viene enunciata per la prima volta in modo radicale la verità dell’Essere: l’Essere è e non può non essere, il non-essere non è e non può essere. Per Severino, tutta la filosofia successiva, a partire da Platone, ha tradito questa verità originaria, aprendo la strada al pensiero che le cose possano uscire dal nulla e tornarvi, fondando così la follia nichilista.
Essere e tempo di Martin Heidegger
Quest’opera fondamentale del XX secolo offre una prospettiva sulla morte che, sebbene diversa, dialoga potentemente con quella di Severino. Per Heidegger, la morte non è un evento che accade alla fine, ma la possibilità più propria, incondizionata e insuperabile dell’Esserci (l’uomo). L’autenticità consiste nell’accettare questo essere-per-la-morte, anticipandola come possibilità che definisce la nostra esistenza finita. Mentre Severino nega l’annientamento, Heidegger pone la finitezza radicale al centro dell’esperienza umana autentica, offrendo un contrappunto esistenziale cruciale.
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