Tra tutti i classici, Velazquez è stato probabilmente il più saggio, di una saggezza immensa: faceva passare straordinarie innovazioni attenendosi rigorosamente alle coordinate della rappresentazione, assumendo in pieno il ruolo di un documentarista… Che cosa fa Bacon rispetto a Velazquez preso come maestro? […] In certo qual modo, Bacon ha isterizzato tutti gli elementi di Velazquez. Non solo occorre confrontare i due Innocenzo X, quello di Velazquez con quello di Bacon, trasformato in papa che grida, ma occorre anche mettere a confronto il papa di Velazquez con l’insieme dei quadri di Bacon. In Velazquez la poltrona delinea già la prigione del parallelepipedo; il pesante tendaggio dietro il papa ha già la propensione a passare davanti e la mantelletta ha l’aspetto di un quarto di carne; una pergamena illeggibile ma nitida è stretta nella sua mano, e l’occhio fisso, attento del papa vede già sorgere qualcosa di invisibile.
Ma tutto ciò è curiosamente trattenuto, in uno stato latente, non ha ancora assunto la presenza ineluttabile, irreprimibile, dei giornali di Bacon, delle poltrone quasi animali, della tenda posta davanti, della bruta carne macellata e della bocca che grida. Era necessario scatenare queste presenze, domanda Bacon? Non era infinitamente meglio in Velazquez? Era proprio necessario portare alla luce il nesso fra la pittura e l’isteria, respingendo al tempo stesso la via figurativa e quella astratta? Mentre il nostro occhio rimane incantato dai due Innocenzo X, Bacon si interroga.
L’isteria
Crediti
Ancora nessun commento